Quiz serie tv, quiz cinema e quiz film: questo ed altro nei nostri test a tema!
Se il tuo sport preferito è guardare serie tv e film, devi assolutamente mettere alla prova le tue conoscenze con questi quiz su serie tv e cinema. Grazie nostri quiz puoi scoprire quanto ne sai su gli attori, i personaggi che interpretano, sulle trame e sulle citazioni più famose delle serie tv e dei film.
I test serie tv e quelli sui film ti mettono alla prova facendoti divertire.
Se sei un amante del cinema e delle serie tv, questo è il sito che fa per te: metti alla prova le tue conoscenze con domande sul cinema, sui film più o meno famosi e sulle serie tv culto del momento.
Perchè è bello fare i quiz sui nostri film e serie tv preferiti?
Ci fanno divertire ed emozionare ricordando le scene, le trame e i personaggi che abbiamo amato.
Ti è mai capitato di rivedere in televisione o su youtube una scena di una serie che seguivi e ricordarti perfettamente quello che sarebbe successo dopo? E’ come rivedere un vecchio amico dopo tanto tempo e chiacchierare dei momenti trascorsi insieme.
A questo servono le domande sui film dei nostri quiz: rivivere dei momenti, delle emozioni, ridere e divertirsi con gli attori e le location che conosciamo così bene.
5 ragioni per fare un quiz su film e serie tv:
- Mettono alla prova le tue conoscenze e la tua memoria
- Ti ricordano scene, personaggi ed emozioni a volte dimenticati
- Sono un allenamento per la mente
- Sono un momento di svago con argomenti che ti appassionano
- Puoi condividerli sui social e sfidare i tuoi amici
Quiz sulle serie tv: non solo quiz sulle serie tv Netflix
Netflix: prima del 2015 probabilmente non sapevi neanche cosa fosse, adesso è un servizio di cui gli amanti delle serie tv non possono fare a meno. Pensa che solo negli Stati Uniti rappresenta un terzo di tutto il traffico internet!
Con la sua espansione globale, Netflix ha iniziato a produrre serie televisive anche al di fuori degli Stati Uniti, e con cast di tutto rispetto: dalla francese Marseille, con Gerard Depardieu, all’italiana Suburra, alla serie TV culto degli ultimi anni, la spagnola La Casa di Carta, la cui produzione è passata nelle mani di Netflix a partire dalla terza stagione.
Per non parlare delle docu-serie, portate alla ribalta proprio grazie a Netflix, sulla piattaforma ci sono serie documentario per tutti i gusti: dalle sportive come la più recente The Last Dance, alle storiche come la serie su Bobby Kennedy e sull’Impero Romano, senza dimenticare i programmi di cucina come The Chef’s Table e gli amati True Crime.
Netflix ha dato il via alla nascita di tantissime piattaforme on demand: la grande rivale Amazon Prime, con la quale condivide anche alcuni titoli, Now TV, Infinity e l’ultima nata Disney+, dedicata non solo ai più piccoli, ma anche agli amanti dei film Marvel e gli appassionati di National Geographic.
Grazie a Netflix, Amazon Prime e alle altre piattaforme on demand, gli amanti del cinema e in particolare gli appassionati di serie tv hanno cambiato il modo di fruire i loro contenuti preferiti: prima c’era solo il cinema, e piattaforme a pagamento dai costi a volte proibitivi, o la classica televisione, con le interruzioni pubblicitarie nei film, e con le serie tv in onda settimanalmente.
Adesso, nell’era di Netflix e del binge watching, possiamo guardare un episodio dietro l’altro della nostra serie tv preferita, senza interruzioni pubblicitarie, senza dover attendere la prossima settimana, ad un costo decisamente più accessibile rispetto a un tempo.
Tutti questi fattori hanno contribuito ad un miglioramento della qualità delle serie TV, fino a raggiungere il bello dei migliori film, praticamente tutti ci siamo appassionati delle serie o a dei personaggi in particolare, che hanno accompagnato le nostre serate e le nostre nottate in binge watching.
Quiz sul cinema: troverai quiz su film famosi e non, oltre che domande su attori, registi e trame
Nella sezione cinema puoi trovare titoli di film famosi come le saghe di Harry Potter, Twilight e Star Wars, e quiz su argomenti meno recenti o di nicchia come la trilogia del Signore degli Anelli o Descendants.
Conosci tutti gli attori, le curiosità sui registi e i dettagli delle trame?
Ti metteremo alla prova sui personaggi Disney, Hunger Games, Avengers e molti altri.
Ogni settimana ti aspettano nuove sfide!
I nostri test sui film e sul cinema possono essere molto generici oppure molto specifici e presentarti quesiti davvero difficili. Per rispondere ad alcune domande dovrai essere un grande esperto, aver guardato e riguardato i film in questione. Sei pronto?
Cultura e serie tv/cinema
La cultura legata alle serie tv nasce intorno agli anni ‘30 per poi prendere piede nel dopo guerra. All’inizio le fiction erano molto influenzate dalla radio e dal teatro, in seguito anche dai film più famosi.
Le serie tv, come a che il cinema, rispecchiano le trasformazioni della società in cui sono ambientate. I precursori delle serie tv nascevano come programmi radiofonici per poi diventare un prodotto televisivo, con l’espansione dei dispositivi TV in tutte le case.
Si potevano distinguere principalmente sit-com e soap opera, termini che negli anni sono andati a perdersi, per lasciare spazio ad un più generico serie tv.
La sit-com, da situation comedy, racconta generalmente la vita e le relazioni sociali di un gruppo di persone, siano esse familiari, amici o colleghi di lavoro. Nascevano per andare in onda settimanalmente, creando un appuntamento fisso con il pubblico. Una caratteristica comune alle sit-com erano le risate registrate per scandire i tempi comici.
Il dizionario del Corriere della Sera le definisce così:
Serial televisivo costituito da brevi commedie perlopiù umoristiche, caratterizzate da sceneggiature molto semplici con ambientazione sempre uguale e quasi tutti i personaggi fissi.
La soap opera (spesso abbreviato soap), secondo Wikipedia
È un dramma nato per la radio e diventato anche un programma televisivo con la nascita successiva della televisione. La soap opera per la televisione rappresenta un genere della fiction televisiva e in quanto strutturata in un numero molto ampio di puntate viene definita fiction televisiva a lunga serialità [ … ] La soap opera stabilisce una forte fidelizzazione con il telespettatore, frutto della sua cadenza giornaliera.
Inizialmente le sit-com erano caratterizzate da episodi sostanzialmente indipendenti, cioè che si risolvono a fine episodio e difficilmente vediamo menzionare un evento accaduto in una puntata precedente.
Le serie degli ultimi 20-25 anni hanno invece abbandonato questa rigidità, aumentando le tempistiche e permettendo così un’evoluzione di personaggi e situazioni. I primi esempi di successo di questa tecnica sono state serie tv come Friends, How I Met Your Mother, Will&Grace.
Hai presente quella sensazione di avere a che fare con degli amici, quella familiarità nel guardare i luoghi e i personaggi delle serie tv che ti appassionano? Ecco, quello è dovuto a questo espediente narrativo che permette di approfondire e conoscere nel dettaglio i personaggi e le storie.
Serie TV contro cinema. Negli ultimi anni, con l’innegabile crescita qualitativa delle serie TV, come già detto, anche agevolata dalla diffusione delle piattaforme on demand più accessibili al grande pubblico, si pensa ad un ipotetico sorpasso delle serie ai danni del cinema. Ma andando ad analizzare nel dettaglio i due mezzi, ci accorgiamo che quello tra film e serie tv non è uno scontro, ma un viaggio parallelo, perchè il loro modo di raccontare storie e personaggi è completamente diverso, come anche il nostro modo di fruirle come spettatori.
Come si legge in questo articolo de La Stampa:
Televisione e cinema sono due medium, due mezzi, diversi. Una volta, anche il target che intratteneva l’una non aveva niente in comune con quello che intratteneva l’altro. Con il tempo – e i film e le serie tv, e il passaggio di autori, registi e attori da una parte e dall’altra – le cose sono cambiate.
Non è un caso, infatti, che negli ultimi anni molti volti noti del cinema, tra cui possiamo citare Paolo Sorrentino, David Fincher, Woody Allen, Steven Soderbergh, Al Pacino, e molti altri, abbiano girato, scritto o interpretato delle serie TV.
Se sei un cinefilo o un serie tv addicted dovresti proprio metterti alla prova: scegli il quiz che preferisci e dimostra quanto ne sai!
Ecco un elenco di domande frequenti sui Quiz di Cinema e Serie TV
Come funzionano i test?
I quiz si svolgono online e sono gratuiti. I nostri quiz sulle serie tv e sul cinema hanno un funzionamento classico basato su domande e la scelta tra diverse risposte multiple.
Il funzionamento del gioco è molto semplice: dovrai soltanto rispondere alle domande sui tuoi film e serie tv preferite.
Ad ogni domanda ti presenteremo alcune risposte tra cui scegliere e, come in un quiz televisivo, sarai tu a rispondere, ricordandoti che esiste solo una possibilità di risposta corretta.
Quante domande ci sono nei quiz?
Dipende dal quiz, non c’è un numero fisso di domande, alcuni hanno 7-8 quesiti, altri molte di più, e stiamo lavorando al maxi quiz da 100 domande.
Settimanalmente aggiorniamo i nostri quiz, aggiungendone di nuovi e aumentando il numero di domande dei test che piacciono di più ai nostri utenti.
Che tipo di quesiti ci sono?
Le domande riguardano attori, trame e personaggi del film o della serie tv in questione, possiamo chiedere delle curiosità generiche sul film o sulla serie o domande molto specifiche che solo i veri fan sono in grado di ricordare.
Le domande sono difficili?
La difficoltà è variabile, alcune domande sono molto semplici e alcune molto complesse, dipende molto da quanto ti ricordi del film/della serie e quanto tempo è passato dall’ultima volta che l’hai visto.
Abbiamo cercato di mettere diversi livelli di difficoltà per rendere il gioco più divertente per tutti.
Come si risponde alle domande?
Il funzionamento è quello classico dei quiz a risposta multipla, quindi ci saranno alcune risposte possibili e dovrai cliccare su quella che ti sembra più corretta.
Ad esempio potremmo chiederti “Come si chiama la gemella di Phoebe” in Friends o chi è l’autore dei libri a cui è ispirata la saga del Signore degli Anelli e darti 4 possibili alternative tra cui scegliere.
Ti chiediamo di sforzarti di rispondere a tutte le domande senza chiedere l’aiutino di Google, perchè anche se alcuni quesiti sono difficili è bello mettersi alla prova e conoscere davvero quali sono le nostre conoscenze.
E se proprio vuoi un aiutino ti verrà voglia di rivedere il film o la serie per ricordare meglio!
Quanto tempo ho per rispondere?
Non c’è un tempo limite, avrai tutto il tempo che vuoi per rispondere, quindi puoi prenderti tutto il tempo che vuoi.
Come saprò se la risposta è corretta o no?
Dopo ogni domanda ti diremo se la risposta è giusta o sbagliata, ma non ti daremo ulteriori informazioni nel caso avessi sbagliato, così che se vorrai rifare il quiz potrai metterti ancora alla prova ragionando ancora un pò su quale può essere la risposta corretta.
C’è un riepilogo dei risultati?
Sì, alla fine di tutte del gioco ti mostreremo uno schemino dove visualizzerai l’elenco delle domande con le rispettive risposte giuste o sbagliate. Una volta completato il quiz saprai molto bene dove hai sbagliato e potrai decidere se rifare il quiz per migliorare il tuo punteggio.
Quante volte posso fare il test?
Tutte le volte che vorrai! Non ci sono limiti di tempo nè di ripetizioni. Molti utenti si divertono a rifare i quiz finchè non raggiungono il 100% di risposte corrette.
Posso giocare con i miei amici?
Puoi coinvolgere i tuoi amici e sfidarli a chi fa meglio, condividendo il test sui social e fare la gara a chi indovina più risposte!
In breve, ecco il funzionamento dei quiz su serie tv e cinema
- Ti presenteremo una serie di domande su personaggi, attori, trame e citazioni
- La difficoltà dei quesiti varia da facile a difficile
- Puoi scegliere la risposta tra una serie di possibilità plausibili
- C’è solo una risposta corretta
- Dopo ogni risposta che dai ti diciamo se è giusta o sbagliata
- A fine quiz ti diremo il tuo risultato totale
- Puoi rifare il quiz per totalizzare il 100% di risposte corrette
- Puoi coinvolgere i tuoi amici condividendo il quiz
Ecco i nostri quiz di cinema e serie tv
Adesso ti presentiamo i tutti i nostri quiz su film e serie televisive, così puoi scegliere quelli che ti ispirano di più, partendo dal tuo preferito e poi puoi continuare a giocare facendo un quiz dopo l’altro, perchè sono sempre gratuiti e sempre disponibili online, solo sul nostro sito.
Quiz Disney: pensi di sapere tutto sui film classici Disney, sui personaggi buoni e cattivi, sulle principesse e sui principi? Qui troverai tutti i test Disney!
Se pensassimo oggi all’animazione avremo due grandi compagini:
il cinema d’animazione occidentale e quello orientale. Del primo immenso gruppo di registi, artisti e operatori dello spettacolo audiovisivo animato, ciò che più spicca è ovviamente la Disney. Oggi quest’imponente azienda gestisce non solo il disegno digitale, ma anche molto altro come i Marvel Studios, cinema live action tra i più redditizi in questi anni. Sebbene i primissimi esempi di cinema fossero molto più legati all’animazione che al live action,
il disegno sul grande schermo incominciò a essere veramente rilevante negli anni 30. In quella decade però Walter Disney non era una personalità c0sì dominatrice sul mercato, anzi, insieme a lui c’erano altrettanti importanti nomi come Walter Lantz e Paul Terry. Di questi artisti, chi è riuscito a resistere al tempo, a
imporsi come immagine imperialista nell’immaginario mondiale è solo uno: Walter Disney.
Scopriamo insieme come tutto ha avuto inizio.
Walter Disney nasce nel 1901, inizia a lavorare come disegnatore collaborando prima Ub Iwerks, suo storico collaboratore, poi con Walter Lantz. A soli 27 anni fonda la sua casa di produzione, il primo personaggio a diventare celebratissimo è proprio Mickey Mouse (Topolino), protagonista di ben 113 cortometraggi. Non fu solo il celebre Mickey a diventare popolare poiché nelle Silly Symphonies, una serie cinematografica di cortometraggi senza personaggi fissi, esordirono altri grandissimi creazioni animate come Paperino. La storia e l’immaginario, ancora oggi imprescindibili per ogni bambino che possa guardare cinema d’animazione in televisione, deriva tuttavia non dai cortometraggi ma dai lungometraggi. Tutte le maratone, le canzoni e i ricordi più resistenti del nostro vissuto, legato all’animazione Disney, provengono da quest’ultimo tipo di narrazione. Questa proposta audiovisiva esordisce nel 1937 con Biancaneve e i sette nani.
Fermiamoci su questo lungometraggio, poiché esso sarà il primo di 58 classici Disney. Il pubblico meno appassionato di cinema e di televisione, i cosiddetti casual watchers, difficilmente andranno a recuperare film del passato, eppure da bambini avranno visto molto probabilmente un film del 1937. Quest’ultimo è proprio Biancaneve e i sette nani, un’opera così solida e piena di archetipi che è sopravvissuta a tutto ciò che è arrivato successivamente. I modelli di mascolinità e femminilità cambiano lentamente ma evolvono, mentre l’opera prodotta da Walt Disney, quel primo lungometraggio resterà sempre imprigionato in quella struttura fiabesca potentissima quanto superata. Di questo parleremo nei prossimi paragrafi, di quanto la Disney quando eravamo piccoli ci avesse traumatizzato. Queste sensazioni di paura non sono solo dovute alla nostra età ma a delle immagini, a delle suggestioni che ancora oggi non hanno perso un minimo di quella crudeltà, di quella poesia visiva spesso malvagia.
Questo lungometraggio per Walter Disney fu una scommessa vinta, molti dei suoi collaboratori lo davano per pazzo, una persona disposta a spendere tutti quei soldi per un solo prodotto audiovisivo, quando con quell’investimento poteva fare decine di cortometraggi. In realtà le spese erano state stimate per 250000 dollari, una cifra folle che diventò una pazzia quando il budget richiesto arrivo a 1 milione e cinquecento mila dollari. Walter ipotecò la casa, investì ogni centesimo che aveva rischiando il fallimento ma ebbe ragione e il film fu un successo, qualcosa di mai visto. Come accennavamo nelle precedenti righe, gli ultimi film Disney non hanno più quell’indole maligna che viaggia per Biancaneve, arriva a Pinocchio e raggiunge Fantasia. I primi tre lungometraggi Disney sono un crescendo di visioni poco edulcorate che sfoceranno in Dumbo e Bambi. Questi primi cinque film Disney sono frutto anche del periodo storico terribile, della guerra e di un conflitto mondiale che raggiungeva lentamente anche L’America. Quell’ansia di esordire nella 2 guerra mondiale sembra aver influito su queste prima opere, molto più maligne dei prodotti Disney odierni.
1937 – 1942. Da Biancaneve a Bambi, i traumi Disney sono stranamente raccolti in questi cinque film. Di questa primissima fase parleremo brevemente solo di Biancaneve, la prima principessa Disney. Ci sono due macro aspetti da considerare quando un capolavoro del passato è superato concettualmente ma possiede ancora la stessa forza se è visto da un bambino oggigiorno. Il primo da considerare è quello della storia.
Sebbene oggi l’omicidio sia molto più sdoganato dell’epoca, Biancaneve e i Sette nani nei primi dieci minuti chiarisce quanto il cinema possa essere cruento. La regina cattiva , invidiosa della bellezza della protagonista, ordina l’assassinio di quest’ultima nella foresta. Come prova dell’omicidio, il cacciatore dovrà strappare dal petto il cuore della fanciulla pura di cuore e consegnarlo alla regina. Questo incipit è già molto adulto per un pubblico giovanissimo, inoltre il tentato assassinio non sarà eseguito con una freccia o un altro modo più distante, ma in modo brutale con un coltello alle spalle. Tutto questo semina nella mente del bambino delle suggestioni potentissime, coadiuvate da una messa in scena che nella Disney non esiste più da tantissimo tempo. La potenza delle immagini spaventose della foresta di notte, richiama le scenografie espressioniste degli anni venti, dove l’ambiente assume il ruolo di minaccia incombente.
I gufi, gli alberi, le foglie e i rami diventano potenziali assassini, tutto vuole uccidere Biancaneve. Nonostante sia un film del 1937 questo primo lungometraggio Disney ha perso pochissimo della sua visionarietà, inserendo dei simboli potenti che evocano segmenti religiosi. Il frutto avvelenato sarà proprio la mela, lo stesso che tentò Adamo ed Eva nell’eden. Avanguardia è anche questa. Pensare, ideare e produrre un film d’animazione che inventi un linguaggio totalmente nuovo nel panorama Mainstream. C’era già stato un lungometraggio d’animazione, El Apostol del 1917 di Quirino Cristiani, un regista argentino. Tutti però si ricordano di Biancaneve perché era qualcosa che non si era mai visto, sembrava una favola serena e candida come la sua protagonista, ma aveva anche delle sequenza terrificanti.
Se questo macro aspetto sottolinea perciò quanto l’opera prodotta da Disney era avanguardistica allora ed è potentissima anche oggi, non bisogna dimenticare tutto ciò che è stato totalmente superato. Oggi alcune rappresentazioni, caratterizzazioni, nel cinema d’animazione dei lungometraggi Disney fortunatamente non esistono più. Le righe che seguiranno andranno a evidenziare alcuni aspetti oggi anacronistici di Biancaneve e i sette nani. Biancaneve è una donna totalmente inerme in confronto alle minaccia che giunge da lei. Non si ribella mai alla regina nonostante la sua condizione ingiusta, perché pur essendo una principessa, svolge il ruolo di sguattera. Oltre ad essere totalmente un personaggio positivo che non può celare dentro di se un briciolo di egoismo o qualsiasi altra caratteristica discutibile, ella è salvata solo grazie al principe. All’uomo, senza di lui sarebbe rimasta al suo destino tra la vita e la morte. Anche il rapporto con i nani è molto interessante e rappresentativo di luoghi comuni ormai davvero fastidiosi. Quando entra per la prima volta nella casa dei minatori canterini, trova una dimora sporchissima e senza manutenzione domestica. Dopo aver fatto amicizia con i nani, ci viene fatto intendere che questi buffi personaggi non si lavano e non sanno cucinare. Biancaneve perciò è la “donna giusta” che stavano aspettando, la mano femminile dalla quale ci si aspetta che cucini, lavi, stiri e quant’altro. Oggi questa rappresentazione dei modelli di mascolinità e femminilità, condurrebbe l’eventuale prodotto a essere distrutto dalla critica per legittimi motivi. Per ultimo ho lasciato il principe azzurro. Lui nel film non esiste realmente, è solo un espediente per far mangiare la mela a Biancaneve, di conseguenza per farla morire e per salvarla nel finale. Non ha nessun tratto peculiare, è solo come ci si aspetta possa essere l’uomo dei sogni per la maggior parte delle donne etero.
Questo primo lungometraggio è indicativo di diverse tendenze che segneranno il percorso editoriale Disney. La prima più ovvia consiste nell’adattare favole e fiabe per bambini, edulcorando dove è possibile o cambiando alcune scelte narrative troppo adulte per un pubblico giovanissimo. La seconda fu quella di sfruttare il successo filmico per costruire un impero imprenditoriale che promuovesse dal prosciutto Armour Star Ham, ai vestiti a tema, finendo con l’aprire parchi divertimenti. In tal senso, l’azienda Disney è l’emblema dell’imperialismo americano. Un progetto che ancora oggi cerca di avere il monopolio dell’animazione e non solo, l’acquisizione del brand Star Wars o dei Marvel Studios, della Pixar e molto altro, determina un’ambizione mai svanita nel tempo. La stessa ambizione folle che nel 1937, portò nelle sale un film d’animazione rivoluzionario da 1 milione e cinquecento mila dollari.
Se dovessimo dividere la filmografia di lungometraggi Disney, la seconda fase è causata dalla morte di Walter Disney nel 1966. Dal 1967 al 1988 ci sono opere davvero meritevoli, ma la creatività è riposta in qualche sequenza e difficilmente in un intero prodotto. Gli Aristogatti o Robin Hood sono film ricordati e celebrati, ma non hanno minimamente avuto quell’impatto che segnò il novecento.
Nel 1989 questa fase d’instabilità audiovisiva finisce ed inizia il cosiddetto rinascimento Disney. La Sirenetta è il primo di una lunga serie di successi. Pur affermandosi una nuova creatività, nuovi sguardi sempre più importanti, questo primo film dal quale far partire la nuova fase dell’azienda non è per niente degna di elogi sotto alcuni aspetti. Pur essendo un film che arriva dopo tutta una serie di battaglie ideologiche e di rappresentazioni più inclusive nelle opere di finzione, La Sirenetta è un film totalmente in linea con un retaggio abbastanza retrogrado anche per l’89. La vera rivoluzione all’interno degli studios arriverà con un altro film che segnerà una generazione di cineasti, sempre più interessati al viaggio dell’eroina piuttosto che dell’eroe. Nel 1998 uscirà nei cinema Mulan, la vera rivoluzione femminista Disney che ancora oggi può essere un esempio di rapporti tra donne e uomini più adulto e meno fiabesco.
Analizziamo meglio questo lungometraggio.
La minaccia degli unni incombe sulla Cina e l’imperatore oltre a schierare le truppe, ordina un arruolamento obbligatorio per almeno un maschio a famiglia. Nonostante l’imperatore sia rappresentato come una persona saggia, come un personaggio totalmente positivo non ha il minimo scrupolo di portare in guerra i suoi cittadini. Questa scelta di scrittura non è vittima del periodo storico ma di diversi sguardi ai quali non importa più di tanto questa conseguenza. L’emendamento di arruolare i giovani soldati sarà anche un motivo di vanto, poiché avrà fatto nuovamente la scelta giusta, senza la quale l’armata cinese sarebbe stata sconfitta. Questo dettaglio che rende ai nostri occhi l’imperatore come un personaggio dalla morale discutibile non ci hanno riflettuto abbastanza, una scelta di scrittura poco ragionata. Nella famiglia della nostra protagonista Mulan, l’unico maschio è suo padre ma è debole e anziano, non può permettersi di partecipare a un altro conflitto. Sarà Mulan a fingersi suo figlio per non far andare il padre in guerra. Quello della protagonista è un puro viaggio dell’eroina poiché esso inizia dall’emancipazione, dal liberarsi delle regole del patriarcato che confinano Mulan in una vita che non le appartiene.
Nel film si parla spesso di onore familiare e posto nel mondo, tematiche che fanno risaltare ancora di più gli step intrapresi dal percorso del personaggio. Inoltre all’interno del lungometraggio, c’è una rappresentazione più completa dei modelli di mascolinità e femminilità. I comprimari soldati, ad esempio, per quanto stereotipizzati si prestano a travestirsi da donna e a godere di un nuovo lato della loro personalità. Il finale sarà la prova definitiva di una rivoluzione culturale femminista che cercava d’inserirsi sempre di più nell’intrattenimento. Nel finale quello stesso mondo maschile, patriarcale che l’aveva derisa e maltrattata, s’inchina a una donna. In quelle immagini è contenuto un rinascimento Disney impossibile sia nella prima fase, sia nella seconda. La Sirenetta sarà anche l’emblema di una grandissima creatività ma la vera rivoluzione è Mulan.
Questa terza fase continua su questa scia femminile potentissima che investe nelle eroine femminili piuttosto che nelle principesse fiabesche, difatti di alcuni passi falsi come Rapunzel ci siamo accorti tutti. Dal 1998 al 2019 penserete che il film più importante sia stato Frozen. Per certi versi con quell’opera è arrivata una nuova icona molto forte, tuttavia il film più interessante e figlio del suo tempo è Zootropolis. Un’utopia importantissima per le nuove generazioni che vedranno sul grande schermo nuovamente personaggi ben più caratterizzati di Elsa. Il viaggio Disney imperialista continua e tutti noi appassionati tra vent’anni saremo ancora qui a parlarne.
Quiz Riverdale: pensi di sapere tutto su questa serie TV? Qui troverai tutti i test dedicati ai personaggi, alla trama e alle curiosità che riguardano la serie! Mettiti alla prova!
Quiz su Riverdale. Ecco i
test che mettono alla prova le tue conoscenze su Riverdale! Se pensi di sapere tutto su questa serie
dimostralo subito con i quiz!
Il quiz su Riverdale ti mette alla prova con
domande su trama, personaggi e eventi salienti di questa avvincente serie TV.
Riverdale è una serie tv teen iniziata già da qualche anno e dato il grande successo ancora in produzione. Le avventure fatte di misteri, amori hanno creato dipendenza in milioni di telespettatori. I suoi personaggi sono entrati nei cuori di molti appassionati, ognuno ha il suo preferito e tutti si appassionano alle loro vicende.
Se anche tu segui questa serie Tv non puoi che metterti alla prova con il test e provare a dimostrare di conoscere tutto su trama e protagonisti.
Il soggetto di Riverdale, le ambientazioni e tutte le avventure che vedremo nella serie avranno la sensazione di già visto. Questo perché, prima dello show televisivo tratto dai fumetti dell’Archie comics ed in particolare dal personaggio di Archibald, nato nel 1941, ci sono state serie davvero molto simili. Una su tutte è sicuramente Twin Peaks. Negli anni 90 l’opera creata da Mark Frost e David Lynch, sconvolse la televisione dell’epoca con un approccio molto più attento alla narrazione e alla messa in scena. Qual è perciò il soggetto di Riverdale, nonché di Twin Peaks? Qualcosa di semplicissimo: una cittadina tranquilla con pochi abitanti è scossa da un evento un tragico. Un omicidio. La polizia indagherà sul possibile colpevole, noi invece saremo catapultati in un paesino pieno di segreti, persone tormentate e tantissimi colpi di scena.
È veramente il soggetto più antico della finzione, quello di usare come pretesto un singolo evento per narrare la storia di una città e dei suoi personaggi. Anche Lost, in modo differente, ha la stessa formula. Riverdale a differenza delle due opere poc’anzi citate è molto diversa per tantissime ragioni. Non ha assolutamente l’ambizione di Lost nell’imbastire filosofie e tematiche che guardano ai più importanti scrittori, da Kant a Edward Wadie Said. Non ha assolutamente neanche la pretesa di voler cambiare i canoni della televisione, come invece volevano fare Lynch e Frost con Twin Peaks, attraverso qualcosa di popolare vicino alla soap opera, ma con un surrealismo e una narrazione ancora oggi di grandissimo rilievo.
Riverdale invece è un prodotto audiovisivo che richiama tutto quelle sensazioni del cinema dark postmoderno alla Twilight. Moltissimi rallenty, una gamma cromatica precisa per descrivere l’aura quasi maledetta di Riverdale, una soundtrack di canzoni pop. Se dovessimo trovare un esempio cinematografico di Riverdale, Twilight sarebbe sicuramente uno dei più calzanti, citato anche in Riverdale tramite l’insegna di un Cinema. È sicuramente un approccio alla televisione che a tutti non può piacere, proprio le sue caratteristiche visive spesso barocche e una narrazione in continua ricerca di cliffhanger. Riverdale oltre a tutto ciò ha anche un’altra anima, una più complessa e interessante che sa discutere di slut shaming e privilegio maschile.
Come accennavo nelle righe precedenti, Riverdale ha un soggetto molto comune.
L’episodio che scatenerà gli eventi vede un popolare giocatore di football scomparire nel nulla durante una gita sul fiume con sua sorella. Cosa gli è successo? È ancora vivo? È stato un incidente o c’è un complotto cospiratore? Tutte queste domande saranno sviscerate lungo l’arco della prima stagione, difatti Riverdale si compone di un mistero ogni stagione che si distingue per morti, traumi e molti altri eventi terribili. Seguendo i personaggi adolescenti che frequentano una scuola americana, ci ritroviamo a osservare tutte le dinamiche dell’high school movie. Atleti, bulli, cheerleader e tutto ciò che ne consegue. A impreziosire questa formula, diventata molto popolare grazie al cinema di John Hughes, c’è una sorta di rivalità socio politica tra la parte nord di Riverdale e quella sud. Questo conflitto è uno dei più importanti dello show televisivo, poiché mette in luce tantissimi scontri: quello delle scuole, quello morale tra Jughead e suo padre appartenente al gruppo dei Serpents.
Queste rivalità, vanno a comporre un quadro ben chiaro, di cosa è tutta la vicenda legata alla Northside versus la Southside. Si tratta della classica lotta di classe, difatti la parte nord è composta di borghesi e alto borghesi, mentre nel versante sud dilaga la povertà. La criminalità perciò, essendo una conseguenza, fiorisce in modo molto maggiore. Rischiando di apparire troppo superficiale, la scrittura ha descritto benissimo che questo rapporto sopravvive grazie a entrambi, difatti la droga che si vende nella Southside è acquistata dagli abitanti della Northside, creando un circolo vizioso davvero interessante.
Questo Nord vs Sud, sarà protagonista di lotte continue, fisiche e verbali, diventando lungo il corso della serie un elemento vitale per Riverdale.
Sebbene i personaggi di Riverdale sono inizialmente stereotipati per via di alcune caratteristiche sociali già espresse in precedenza, lungo il corso delle puntate diventeranno sempre più complessi. Betty è la classica bella ragazza della porta accanto, gentile, accomodante e bionda. Quasi una protagonista d’hitchcockiana memoria. Archie è un contenitore di tutto quello che potrebbe essere un ragazzo perfetto, mentre invece lentamente sarà anche lui esplorato e corrotto dagli eventi di Riverdale. Quest’ultima è ovviamente il vero cuore della serie attraverso i suoi luoghi ricorrenti: il fiume, Pop’s, la casa dei Blossom e così via. Gli autori di Riverdale sanno benissimo che pur non essendoci draghi, streghe ed elementi fantastici , lo show deve possedere una mitologia.
Quest’ultima deve circondare tutto, dai personaggi ai luoghi. Se pensiamo proprio al primo fattore, quello dei personaggi, osserviamo come nella prima stagione nasce una coppia di amiche inseparabili, un duo conosciuto da tutti.
Betty e Veronica diventeranno B e V. Due lettere che basteranno a far conoscere a qualunque membro della scuola il loro trascorso, la loro potenza come duo. Se Betty è abbiamo già capito su quale modello è stato concepito, chi è Veronica? Ella dal punto di vista del rapporto con lo spettatore, rappresenta la nuova arrivata ed il personaggio specchio del pubblico che attraverso lei conosce la scuola, i personaggi e le dinamiche scolastiche. Veronica è lo strumento d’immedesimazione dello spettatore. Il personaggio invece rappresenta il classico pesce fuor d’acqua, una ragazza molto ricca di una grande metropoli che finisce per vivere in una piccola cittadina.
Il duo B e V nasce da una delle riflessioni più interessanti e femministe dell’intera serie. Quella dello slut Shaming. In un episodio della prima stagione veniamo a conoscenza che alcuni ragazzi hanno un libro dove annotano le loro conquiste sessuali, mettono dei voti e ridicolizzano le ragazze, oltre a compiere un ogettificazione aberrante della donna. B e V, chiamate ancora con i loro nomi, s’impegnano nel cercare di portare giustizia e denunciare questi abusi indifferenti al sistema scolastico che gli sottovaluta o non gli considera proprio. Dopo aver ridicolizzato uno dei molestatori, i provvedimenti furono presi e molti di quei ragazzi furono sospesi. Questa riflessione molto attuale che richiama anche il tema del revenge porn, è convincente e lucida quanto deve descrivere il godimento maschile nel glorificare la sua figura e sfruttare il proprio privilegio.
È invece meno calzante la dinamica della perversione di Betty che potrebbe fagocitare tutto ciò che è venuto prima. Rimane tuttavia una prova molto buona di fare intrattenimento ed educazione civica al tempo stesso, parlando di questioni legate al femminismo.
Da lì in poi Betty e Veronica saranno riconosciute da tutti come B e V.
Nonostante Riverdale sia spesso una serie molto sottovalutata, ha dei meriti come continuiamo a osservare non indifferenti. Oggi sentiamo molto parlare di “The Queen’s Gambit” con Anya Taylor Joy. Se la protagonista di quello show ha un percorso ascendente, regalando allo spettatore continue soddisfazioni, Riverdale ha un approccio alla narrazione totalmente contrario. Tutto il cast corale infatti, segue dei sentieri colmi di up end down, dove il pubblico non ha mai quella soddisfazione empatica di vedere i personaggio in cui s’immedesima vincere nelle varie sfide. Pensiamo ad esempio a la prima esibizione di Archie allo spettacolo della scuola e alla performance di Josie con le Pussycats.
Archie è molto nervoso poiché non si mai esibito di fronte a un pubblico, difatti durante il provino abbandona il palco in seguito ad un attacco di panico. Josie invece è esperta di performance dal vivo, ma in questo caso c’è un elemento estraneo alle solite esibizione, una variabile rappresentata dal padre. Quest’ultimo pretende tantissimo dalla figlia, poiché è lui stesso un musicista jazz molto affermato. Mentre l’esibizione di Archie è un totale successo, Josie ne esce malissimo. Suo padre abbandonerà il palco ma non sapremo più nulla. Questi percorsi mai unilaterali servono anche a farci immedesimare di più con i personaggi, perché nella vita il proprio percorso non è mai un’ascesa come la regina degli scacchi.
Come accennavamo poc’anzi Riverdale è una serie corale, perciò composta di tantissimi personaggi che impareremo a conoscere durante le puntate, tuttavia uno dei tanti del cast non appare mai fisicamente nella prima stagione ma noi sappiamo molto di lui. Faccio riferimento a Hiram Lodge. Questo personaggio è sulla bocca di tutti, a un certo punto sembra avere un coinvolgimento nell’indagine sulla scomparsa di Jason. Questo processo di scrittura è molto affascinante, poiché riesce a caratterizzare qualcuno che non appare mai. Di Hiram sappiamo quasi tutto, tranne il suo aspetto. Lo scopriremo solo nella seconda stagione.
Sebbene nell’industria audiovisiva abbiamo appurato che Riverdale è davvero molto comune, essa è capace di mescolare due distinti generi in modo molto riuscito. Abbiamo fin dall’inizio la sensazione di trovarci in un giallo. La scomparsa di Jason, i segreti celati dei vari personaggi, tutti i sospetti che aleggiano sulla città stessa. Tutto ciò lo deve a Twin Peaks, dalle ambientazioni paesaggistiche all’atmosfera cupa che vorrebbe delle zone boscose pieni di pericoli. Queste caratteristiche si fondono con la soap per adolescenti, da Gossip Girl a Pretty Little Liars dove i sentimenti e la sessualità ricoprono un tassello importante.
Così come la messa in scena molto pregna di rallenty, canzoni pop ed un’estetica che può ricordare quella di un videoclip, un’altra caratteristica che rende Riverdale una serie molto post moderna è il citazionismo. Da quello detto attraverso i personaggi a quello mostrato dalle immagini. Da Mad Men a Truman Capote, lo show televisivo è bravissimo a sfruttare questo continuo citazionismo come un espediente per riflettere sui propri stereotipi e luoghi comuni.
Difatti un punto molto forte di Riverdale è quello di essere totalmente consapevole della sua ambizione che non diventa mai pretestuosa. La serie creata da Roberto Aguirre – Sacasa, conosce i suoi limiti e da quelli incomincia a raccontare delle vicende, che come abbiamo visto lungo questa analisi, ha diversi elementi notevoli. Nonostante questa compattezza, Riverdale era stata immaginata inizialmente come un progetto cinematografico.
La Warner Bros era infatti interessata a sviluppare il personaggio di Archie in un film, tuttavia esso diventava sempre più esigente come progetto, difatti prevedeva viaggi nel tempo e tanto altro. Quest’idea fu abbandonata ed in seguito diventò una serie televisiva in fase di sviluppo alla Fox, ma quest’ultima fu della stessa decisione disfattista della Warner e lasciò il progetto. Quest’ultimo vide la sua concretizzazione con la rete The CW.
Una curiosità interessante che potrebbe sconvolgere il racconto di Riverdale facendogli assumere dei connotati fantastici e inverosimili risiede nella sua serie gemella ambientata a Greendale. Una cittadina che spesso sentiamo nominare nello show in analisi. Parliamo di “Le terrificanti avventure di Sabrina” serie tratta anch’essa dai fumetti della Archie comics. Sappiamo con certezza che entrambe le serie sono ambientate nello stesso universo, perciò potremmo pensare che anche in Riverdale ci sia spazio per la magia.
Questa possibilità ancora non si è ancora concretizzata in un cross over, inoltre non sembrano esserci possibilità future, anche perché lo show televisivo avente protagonista Sabrina si concluderà a breve. Invece Riverdale sembra non volersi fermare, difatti la serie è stata rinnovata per una quinta stagione che a quanto pare non sarà l’ultima. Come proposta audiovisiva Riverdale ha sicuramente il merito di essere la classica serie da binge watching per diversi motivi. Sicuramente per la sua continua ricerca del cliffhanger non solo nel finale di stagione ma anche nel finale di puntata, tuttavia è anche il minutaggio di 40 minuti a episodio che facilità la visione della serie.
In quest’ultima oltre ai già citati Archie, Betty e Veronica, un altro personaggio chiave sarà Jughead. In lui possiamo notare molte caratteristiche del nerd, ma in realtà quest’ultimo non esiste. Jughead invece ha un ruolo ben più importante, quello del narratore il quale così come nei noir ci accompagna per gli episodi con il suo punto di vista della vicenda.
Nonostante tutti questi ottimi elementi, Riverdale ha i suoi punti deboli: a volte pecca a causa di alcuni attori non particolarmente bravi, mentre a volte dimentica storyline interessanti come quella di Josie con il padre. Di sicuro però, lo show televisivo ideato da Roberto Aguirre –Sacasa ha il pregio di poter apparire superficiale e quindi ottima per una visione rilassata, mentre se si vuole riflettere Riverdale sa anche inserire ottimi spunti come quello sullo slut shaming.
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Il
revival degli anni 80 era cominciato ben prima di Stranger Things, eppure se dovessimo pensare a un prodotto audiovisivo che coinvolga questa moda, la serie televisiva in analisi è probabilmente la prima a cui penseremmo. Certamente, questo è dovuto all’enorme successo popolare che Stranger Things abbia avuto nel corso del tempo. Non solo candidature a
Golden Globes ed Emmy, ma proprio un affetto incredibile da parte del pubblico. È chiaro che tutto questo faccia parte di un operazione nostalgia per un mondo che non esiste più, ma altri prodotti audiovisivi hanno tentato questa via, eppure Stranger Things ha avuto un successo maggiore. È riuscita ad emergere nel 2016, quando il revival produceva continuamente opere assoggettate a questo trend.
Quello che potremmo pensare sia la
peculiarità di Stranger Things è proprio nell’adattamento di quegli anni. Mi spiego meglio. La serie televisiva creata dai fratelli Duffer non rappresenta veramente gli anni 80 ma solo la cultura pop che diverrà in seguito mitologia per i posteri, dalla musica, al cinema fantastico.
I riferimenti musicali e cinematografici sono costanti e neanche particolarmente ricercati, proprio perché a Stranger Things interessa tracciare una storia con tutti topoi di quegli anni, tutte quelle paure e preoccupazioni che sono diventate in quegli anni materiale per cinema e musica. Compreso tutto ciò, sono anche legittime le critiche allo show televisivo, contestato per i continui rimandi e “plagi” ad altre opere di successo. Questa caratteristica Stranger Things non ha mai tentato di nasconderla ma di abbracciarla,
perciò I Goonies ed E. T. diventano materiale di fortissima ispirazione. La serie perciò ha in realtà costruito qualcosa che nessun’altro prodotto aveva fatto: un adattamento odierno della cultura pop anni 80 senza paure rilevanti su possibili denuncie per plagio o altro.
Stranger Things assomiglia a tantissimo altro, ma nient’altro è come Stranger Things.
Plot e mescolanza di generi
In un apparente tranquilla cittadina dell’indiana di nome Hawkins,
sparisce improvvisamente un bambino in circostanze misteriose. I personaggi non immaginano assolutamente la causa sopranaturale che ha rapito il povero sventurato, tuttavia lo spettatore intuisce che si tratti di una creatura aliena, di qualcosa che non dovrebbe esistere. Noi seguiremo gli amici di Will, il ragazzino rapito, e tutto ciò che circonda l’accaduto. In questo incipit narrativo potrebbe sembrarvi tutto molto lineare ed in effetti è così ma Stranger Things ha l’ardire di
mescolare generi diversi, proprio perché s’ispira a tutto l’universo cinematografico anni 80. Da E. T. di Steven Spielberg a The Thing di John Carpenter. Da I Goonies di Richard Donner a Sixteen Candles di John Hughes. Se è vero che Stranger Things abbia preso tantissimo dagli anni 80, è anche innegabile che sia riuscito a creare un mix incredibile con ingredienti diversissimi tra loro.
I fratelli Duffer perciò ci portano in un episodio dove siamo quasi per terrorizarci, mentre un secondo dopo siamo in un High School Movie a ridere con Finn e i suoi amici. Tutto funziona benissimo.
Stranger Things e l’impostazione di una mitologia
Quando si crea una serie che deve durare nel tempo, sia cinematografica sia televisiva, si deve fare tantissima attenzione alla
mitologia. Quest’ultima si divide in due tipologie: una interna e l’altra esterna. La prima organizza l’impostazione della mitologia: quali poteri concediamo a Eleven ad esempio? Quanto è potente la creatura? Quali altri mostri ed elementi fanta - horror vogliamo inserire? Tutte queste domande sono fondamentali poiché determinano l’inizio del conflitto e delle forza in gioco. Senza una logica e un organizzazione dei valori di potenza si finisce ad esempio per avere l’effetto Dragonball, dove non si capisce un personaggio quanto sia forte rispetto ad un altro.
Un altro rischio dell’impostazione di una mitologia, è la paura di avere così pochi elementi fantastici, da inserire nell’incipit narrativo tantissimo
materiale fantasy per poi non saperlo gestire. Cosa ci dice la prima stagione di Stranger Things a proposito di questo? Will come sappiamo è stato da una creatura che ha dei punti deboli ma senza delle armi notevoli, è impossibile da sconfiggere. Non è più nel nostro mondo ma in una dimensione chiamata “Sotto sopra” dove si nasconde costantemente dalla creatura che lo bracca. Oltre a tutto ciò c’è tutta il segmento sci fi di esperimenti umani e difatti a causa di quest’ultimi, i protagonisti conosceranno
Eleven. Quest’ultima è una ragazzina come loro ma dotata di poteri sopiti molto pericolosi, se non gestiti e controllati. Si tratta per lo più di telecinesi e altre dinamiche legate a ciò.
Se questa è l’impostazione
mitologia iniziale, l’evoluzione nelle prossime stagioni cosa comporterà? Tutto questo fa parte della mitologia esterna. Quest’ultima racchiude tutto ciò che non era stato inserito nell’impostazione fantasy iniziale ma altrettanto calzante con il contesto di Stranger Things. Nuovi poteri a Eleven ed altri personaggi? Nuove creature? E tantissimo altro. Se la prima stagione di Stranger Things è un prodotto davvero notevole per struttura e ritmo, lo si deve al grandissimo lavoro di mitologia interna adoperato. Le forze in gioco positive e il villain funzionano benissimo, come tutto il resto delle storyline. Diciamo subito che a differenza delle successive stagioni, Stranger Things nella sua prima annata sceglie sempre vie tracciate dal cinema anni 80 senza mai prendersi dei rischi. Di questa prima stagione a distanza di sei anni circa, Stranger Things
debutta nel 2016, rimangono una struttura episodica davvero notevole e lei. Ne parleremo nelle righe successive, ma se il gruppo di ragazzini lo conoscevamo già negli anni 80, se le creature le avevamo più o meno già viste, Eleven è davvero ciò che più ti fulmina.
Sebbene in questa prima stagione sembra ricalcare il percorso dell’alieno spielbergiano di E. T., perciò il comprimario magico del gruppo, come lo era la creatura aliena creata da Carlo Rambaldi, Eleven non si era mai vista. Una giovanissima
ragazza che diventa pian piano il centro dello show e colei che potrà salvare uomini e donne dal disastro del sottosopra. La prima stagione di Stranger Things è la nascita di una delle eroine televisive più importanti della televisione. Il suo viaggio, quello dell’eroina, comincerà soprattutto nelle successive due stagioni.
Stranger Things e l’elaborazione di un trauma
La prima stagione di Stranger Things vedeva sconfitta la creatura, quasi tutti i personaggi salvi, ma ovviamente ciò che era accaduto
aveva lasciato delle ferite interne. Dei traumi. Questa seconda stagione infatti sceglie la via dell’approfondimento psicologico e sceglie perciò di non arricchire così tanto la mitologia della serie. Certo, ci sono dei plot twist che fanno scorgere un complotto legato a Eleven ed altri ragazzi dotati di poteri magici e una creatura più potente del previsto, ma in realtà questa seconda stagione è abbastanza statica. Non è un difetto ma una scelta ben precisa di fermarsi ad approfondire tutte le dinamiche, a curare meglio l’intreccio dei personaggi.
I
traumi legati all’accaduto hanno cancellato l’ingenuità di quella fase della vita. A quasi un anno senza incidenti, senza creature e senza eleven, Hawkins sembra essere tornata la cittadina tranquilla di sempre. Ovviamente non è così. I nostri protagonisti saranno chiamati nuovamente a combattere una minaccia ancora più grande. Le primissime novità di questa stagione consistono in vari personaggi nuovi come Max e il suo fratellastro Billy e in un adolescenza sempre più invasiva che si lega a un anniversario dei traumi legati al passato.
Questa stagione,
ricca di citazioni come era lecito aspettarsi, è chiaramente meno solida della precedente. Struttura e ritmo sono ben più deboli, tuttavia l’approfondimento psicologico dei personaggi è abbastanza gestito bene. Da una seconda annata carica di aspettativa forse ci aspettavamo di più, tuttavia i fratelli Duffer e il team creativo dietro Stranger Things espandono la mitologia senza esagerare e approfondiscono i personaggi giù presenti nella prima stagione. Dopo l’enorme e un po’ inaspettato successo del debutto,
Stranger Things 2 ha voluto fermarsi e confezionare qualcosa di molto buono.
Tra i punti migliori dello show c’è nuovamente Eleven, interpretata benissimo da Millie Bobby Brown. Il suo adesso è ufficialmente un viaggio dell’eroina, composto di tappe ben precise e in grado di costruire un personaggio assolutamente tridimensionale.
Stranger Things e il racconto di formazione
Dal successo assolutamente meritato dei fratelli e il team creativo dietro l’opera televisiva in analisi, esiste quel determinato processo di affezione naturale che scaturisce quando
stagione dopo stagione i personaggi crescono con te. Non è qualcosa che si crea ma è assolutamente soggettivo. Stranger Things era entrata già in questo sentiero nella seconda stagione, ma con la terza annata l’affetto verso i personaggi è ancora più potente. Non pensate che sia così facile o semplice, difatti succede a quei prodotti audiovisivi che costruiscono tassello dopo tassello una storia di formazione che ha bisogno di continui stimoli. L’esempio emblematico è stato ovviamente la saga di Harry Potter in passato. Ora nel panorama come Stranger Things, c’è davvero pochissimo altro anche per questo dettaglio.
È incredibile perciò che tutto il segmento fantasy sul mind flayer, le creature e l’universo fantastico in continua espansione sia interessante fino a un certo punto. Questo è dovuto anche una scrittura debole e ripetitiva quando deve creare il conflitto, ma è anche una questione legata ai personaggi e alla loro crescita.
Sono molto più interessanti Finn, Eleven, Max, Will, Dustin e tutto il gruppo nella loro turbolenta crescita adolescenziale. Il Mind Flayer invece appare sempre più un pretesto per vivere insieme ai protagonisti di Stranger Things. Non era facile creare un gruppo di personaggi degli anni 80 così carismatici da poter parlare a noi del 2021, eppure è stato così.
Questa
terza stagione di Stranger Things infatti sembra avere
due macro storyline: una legata alla crescita dei personaggi e l’altra legata al conflitto, allo scontro con le minaccia. La prima è nettamente la migliore. Mentre tutti i protagonisti crescono e diventano sempre più vicini all’età adulta, Will è rimasto indietro nella fanciullezza. Desidera ancora giocare a Dungeons and Dragons, desidera trascorrere il tempo con i suoi amici senza ragazze. Il suo disagio è trattato con una sensibilità davvero rara.
Se pensiamo a ciò che gli è accaduto, è decisamente normale rivolere un’infanzia stroncata dal Mind Flayer. Lucas e Max, El e Mike, Dustin e Susy, in tutti loro è
evidente il passaggio dal fanciullo al ragazzo. Solo Will è rimasto indietro. Tutto l’aspetto legato a ciò è trattato benissimo. Inoltre è anche molto importante la rappresentazione di diversi orientamenti sessuali nei prodotti audiovisivi attuali e la televisione, molto più del cinema, ha chiara quest’urgenza. Stranger Things si ricorda anche di tutto ciò e difatti inserisce lo splendido personaggio di Robin, collega di lavoro di Steve ormai totalmente cambiato dalla prima stagione.
Stranger Things – Quando la citazione diventa storyline
Easter Egg, citazioni e tantissimo altro fa di Stranger Things anche
un gioco continuo su chi indovina più rimandi agli anni 80. Oltre a ciò, questa terza stagione ancor più delle altre, sfrutta un intero filone degli anni 80 per costruire una storyline fondamentale dello sviluppo narrativo. Il segmento dei russi è chiaramente derivato da tutto quel filone del cinema americano di propaganda che trovava nei russi il nemico principale. Questo conflitto per quanto stereotipato è migliore di quello del Mind Flayer, poiché è un elemento di novità che non conoscevamo.
Questo segmento, completamente assurdo, è impreziosito anche da una
strana coppia che sembra replicare gli stilemi del buddy movie. Parlo di Dustin ed Erica, alle prese con i sovietici cattivi e senza scrupoli. Il loro percorso all’interno dei sotterranei è davvero notevole, poiché la comicità che si viene a creare svolge il contro altare perfetto per i russi completamente bidimensionali.
Stranger Things – Conclusioni
Nonostante il revival degli anni 80 continua a eclissarsi giorno dopo giorno,
Stranger Things rimane ancora uno dei prodotti audiovisivi più importanti della televisione contemporanea, capace di creare un eroina come Eleven. Un personaggio destinato a entrare nell’immaginario della cultura pop. Ancora non sappiamo molto della quarta stagione se non qualche anticipazione su Hopper. Probabilmente ci sarà un ennesimo salto temporale, perciò torneremo ad Hawkins verso la fine degli anni 80, forse nel 1987. Noi restiamo in trepidante attesa di nuovi aggiornamenti sul destino di Stranger Things, uno show che ha dimostrato la sua unicità in un trend di prodotti audiovisivi spesso uguali tra loro.