Quiz serie tv, quiz cinema e quiz film: questo ed altro nei nostri test a tema!
Se il tuo sport preferito è guardare serie tv e film, devi assolutamente mettere alla prova le tue conoscenze con questi quiz su serie tv e cinema. Grazie nostri quiz puoi scoprire quanto ne sai su gli attori, i personaggi che interpretano, sulle trame e sulle citazioni più famose delle serie tv e dei film.
I test serie tv e quelli sui film ti mettono alla prova facendoti divertire.
Se sei un amante del cinema e delle serie tv, questo è il sito che fa per te: metti alla prova le tue conoscenze con domande sul cinema, sui film più o meno famosi e sulle serie tv culto del momento.
Perchè è bello fare i quiz sui nostri film e serie tv preferiti?
Ci fanno divertire ed emozionare ricordando le scene, le trame e i personaggi che abbiamo amato.
Ti è mai capitato di rivedere in televisione o su youtube una scena di una serie che seguivi e ricordarti perfettamente quello che sarebbe successo dopo? E’ come rivedere un vecchio amico dopo tanto tempo e chiacchierare dei momenti trascorsi insieme.
A questo servono le domande sui film dei nostri quiz: rivivere dei momenti, delle emozioni, ridere e divertirsi con gli attori e le location che conosciamo così bene.
5 ragioni per fare un quiz su film e serie tv:
- Mettono alla prova le tue conoscenze e la tua memoria
- Ti ricordano scene, personaggi ed emozioni a volte dimenticati
- Sono un allenamento per la mente
- Sono un momento di svago con argomenti che ti appassionano
- Puoi condividerli sui social e sfidare i tuoi amici
Quiz sulle serie tv: non solo quiz sulle serie tv Netflix
Netflix: prima del 2015 probabilmente non sapevi neanche cosa fosse, adesso è un servizio di cui gli amanti delle serie tv non possono fare a meno. Pensa che solo negli Stati Uniti rappresenta un terzo di tutto il traffico internet!
Con la sua espansione globale, Netflix ha iniziato a produrre serie televisive anche al di fuori degli Stati Uniti, e con cast di tutto rispetto: dalla francese Marseille, con Gerard Depardieu, all’italiana Suburra, alla serie TV culto degli ultimi anni, la spagnola La Casa di Carta, la cui produzione è passata nelle mani di Netflix a partire dalla terza stagione.
Per non parlare delle docu-serie, portate alla ribalta proprio grazie a Netflix, sulla piattaforma ci sono serie documentario per tutti i gusti: dalle sportive come la più recente The Last Dance, alle storiche come la serie su Bobby Kennedy e sull’Impero Romano, senza dimenticare i programmi di cucina come The Chef’s Table e gli amati True Crime.
Netflix ha dato il via alla nascita di tantissime piattaforme on demand: la grande rivale Amazon Prime, con la quale condivide anche alcuni titoli, Now TV, Infinity e l’ultima nata Disney+, dedicata non solo ai più piccoli, ma anche agli amanti dei film Marvel e gli appassionati di National Geographic.
Grazie a Netflix, Amazon Prime e alle altre piattaforme on demand, gli amanti del cinema e in particolare gli appassionati di serie tv hanno cambiato il modo di fruire i loro contenuti preferiti: prima c’era solo il cinema, e piattaforme a pagamento dai costi a volte proibitivi, o la classica televisione, con le interruzioni pubblicitarie nei film, e con le serie tv in onda settimanalmente.
Adesso, nell’era di Netflix e del binge watching, possiamo guardare un episodio dietro l’altro della nostra serie tv preferita, senza interruzioni pubblicitarie, senza dover attendere la prossima settimana, ad un costo decisamente più accessibile rispetto a un tempo.
Tutti questi fattori hanno contribuito ad un miglioramento della qualità delle serie TV, fino a raggiungere il bello dei migliori film, praticamente tutti ci siamo appassionati delle serie o a dei personaggi in particolare, che hanno accompagnato le nostre serate e le nostre nottate in binge watching.
Quiz sul cinema: troverai quiz su film famosi e non, oltre che domande su attori, registi e trame
Nella sezione cinema puoi trovare titoli di film famosi come le saghe di Harry Potter, Twilight e Star Wars, e quiz su argomenti meno recenti o di nicchia come la trilogia del Signore degli Anelli o Descendants.
Conosci tutti gli attori, le curiosità sui registi e i dettagli delle trame?
Ti metteremo alla prova sui personaggi Disney, Hunger Games, Avengers e molti altri.
Ogni settimana ti aspettano nuove sfide!
I nostri test sui film e sul cinema possono essere molto generici oppure molto specifici e presentarti quesiti davvero difficili. Per rispondere ad alcune domande dovrai essere un grande esperto, aver guardato e riguardato i film in questione. Sei pronto?
Cultura e serie tv/cinema
La cultura legata alle serie tv nasce intorno agli anni ‘30 per poi prendere piede nel dopo guerra. All’inizio le fiction erano molto influenzate dalla radio e dal teatro, in seguito anche dai film più famosi.
Le serie tv, come a che il cinema, rispecchiano le trasformazioni della società in cui sono ambientate. I precursori delle serie tv nascevano come programmi radiofonici per poi diventare un prodotto televisivo, con l’espansione dei dispositivi TV in tutte le case.
Si potevano distinguere principalmente sit-com e soap opera, termini che negli anni sono andati a perdersi, per lasciare spazio ad un più generico serie tv.
La sit-com, da situation comedy, racconta generalmente la vita e le relazioni sociali di un gruppo di persone, siano esse familiari, amici o colleghi di lavoro. Nascevano per andare in onda settimanalmente, creando un appuntamento fisso con il pubblico. Una caratteristica comune alle sit-com erano le risate registrate per scandire i tempi comici.
Il dizionario del Corriere della Sera le definisce così:
Serial televisivo costituito da brevi commedie perlopiù umoristiche, caratterizzate da sceneggiature molto semplici con ambientazione sempre uguale e quasi tutti i personaggi fissi.
La soap opera (spesso abbreviato soap), secondo Wikipedia
È un dramma nato per la radio e diventato anche un programma televisivo con la nascita successiva della televisione. La soap opera per la televisione rappresenta un genere della fiction televisiva e in quanto strutturata in un numero molto ampio di puntate viene definita fiction televisiva a lunga serialità [ … ] La soap opera stabilisce una forte fidelizzazione con il telespettatore, frutto della sua cadenza giornaliera.
Inizialmente le sit-com erano caratterizzate da episodi sostanzialmente indipendenti, cioè che si risolvono a fine episodio e difficilmente vediamo menzionare un evento accaduto in una puntata precedente.
Le serie degli ultimi 20-25 anni hanno invece abbandonato questa rigidità, aumentando le tempistiche e permettendo così un’evoluzione di personaggi e situazioni. I primi esempi di successo di questa tecnica sono state serie tv come Friends, How I Met Your Mother, Will&Grace.
Hai presente quella sensazione di avere a che fare con degli amici, quella familiarità nel guardare i luoghi e i personaggi delle serie tv che ti appassionano? Ecco, quello è dovuto a questo espediente narrativo che permette di approfondire e conoscere nel dettaglio i personaggi e le storie.
Serie TV contro cinema. Negli ultimi anni, con l’innegabile crescita qualitativa delle serie TV, come già detto, anche agevolata dalla diffusione delle piattaforme on demand più accessibili al grande pubblico, si pensa ad un ipotetico sorpasso delle serie ai danni del cinema. Ma andando ad analizzare nel dettaglio i due mezzi, ci accorgiamo che quello tra film e serie tv non è uno scontro, ma un viaggio parallelo, perchè il loro modo di raccontare storie e personaggi è completamente diverso, come anche il nostro modo di fruirle come spettatori.
Come si legge in questo articolo de La Stampa:
Televisione e cinema sono due medium, due mezzi, diversi. Una volta, anche il target che intratteneva l’una non aveva niente in comune con quello che intratteneva l’altro. Con il tempo – e i film e le serie tv, e il passaggio di autori, registi e attori da una parte e dall’altra – le cose sono cambiate.
Non è un caso, infatti, che negli ultimi anni molti volti noti del cinema, tra cui possiamo citare Paolo Sorrentino, David Fincher, Woody Allen, Steven Soderbergh, Al Pacino, e molti altri, abbiano girato, scritto o interpretato delle serie TV.
Se sei un cinefilo o un serie tv addicted dovresti proprio metterti alla prova: scegli il quiz che preferisci e dimostra quanto ne sai!
Ecco un elenco di domande frequenti sui Quiz di Cinema e Serie TV
Come funzionano i test?
I quiz si svolgono online e sono gratuiti. I nostri quiz sulle serie tv e sul cinema hanno un funzionamento classico basato su domande e la scelta tra diverse risposte multiple.
Il funzionamento del gioco è molto semplice: dovrai soltanto rispondere alle domande sui tuoi film e serie tv preferite.
Ad ogni domanda ti presenteremo alcune risposte tra cui scegliere e, come in un quiz televisivo, sarai tu a rispondere, ricordandoti che esiste solo una possibilità di risposta corretta.
Quante domande ci sono nei quiz?
Dipende dal quiz, non c’è un numero fisso di domande, alcuni hanno 7-8 quesiti, altri molte di più, e stiamo lavorando al maxi quiz da 100 domande.
Settimanalmente aggiorniamo i nostri quiz, aggiungendone di nuovi e aumentando il numero di domande dei test che piacciono di più ai nostri utenti.
Che tipo di quesiti ci sono?
Le domande riguardano attori, trame e personaggi del film o della serie tv in questione, possiamo chiedere delle curiosità generiche sul film o sulla serie o domande molto specifiche che solo i veri fan sono in grado di ricordare.
Le domande sono difficili?
La difficoltà è variabile, alcune domande sono molto semplici e alcune molto complesse, dipende molto da quanto ti ricordi del film/della serie e quanto tempo è passato dall’ultima volta che l’hai visto.
Abbiamo cercato di mettere diversi livelli di difficoltà per rendere il gioco più divertente per tutti.
Come si risponde alle domande?
Il funzionamento è quello classico dei quiz a risposta multipla, quindi ci saranno alcune risposte possibili e dovrai cliccare su quella che ti sembra più corretta.
Ad esempio potremmo chiederti “Come si chiama la gemella di Phoebe” in Friends o chi è l’autore dei libri a cui è ispirata la saga del Signore degli Anelli e darti 4 possibili alternative tra cui scegliere.
Ti chiediamo di sforzarti di rispondere a tutte le domande senza chiedere l’aiutino di Google, perchè anche se alcuni quesiti sono difficili è bello mettersi alla prova e conoscere davvero quali sono le nostre conoscenze.
E se proprio vuoi un aiutino ti verrà voglia di rivedere il film o la serie per ricordare meglio!
Quanto tempo ho per rispondere?
Non c’è un tempo limite, avrai tutto il tempo che vuoi per rispondere, quindi puoi prenderti tutto il tempo che vuoi.
Come saprò se la risposta è corretta o no?
Dopo ogni domanda ti diremo se la risposta è giusta o sbagliata, ma non ti daremo ulteriori informazioni nel caso avessi sbagliato, così che se vorrai rifare il quiz potrai metterti ancora alla prova ragionando ancora un pò su quale può essere la risposta corretta.
C’è un riepilogo dei risultati?
Sì, alla fine di tutte del gioco ti mostreremo uno schemino dove visualizzerai l’elenco delle domande con le rispettive risposte giuste o sbagliate. Una volta completato il quiz saprai molto bene dove hai sbagliato e potrai decidere se rifare il quiz per migliorare il tuo punteggio.
Quante volte posso fare il test?
Tutte le volte che vorrai! Non ci sono limiti di tempo nè di ripetizioni. Molti utenti si divertono a rifare i quiz finchè non raggiungono il 100% di risposte corrette.
Posso giocare con i miei amici?
Puoi coinvolgere i tuoi amici e sfidarli a chi fa meglio, condividendo il test sui social e fare la gara a chi indovina più risposte!
In breve, ecco il funzionamento dei quiz su serie tv e cinema
- Ti presenteremo una serie di domande su personaggi, attori, trame e citazioni
- La difficoltà dei quesiti varia da facile a difficile
- Puoi scegliere la risposta tra una serie di possibilità plausibili
- C’è solo una risposta corretta
- Dopo ogni risposta che dai ti diciamo se è giusta o sbagliata
- A fine quiz ti diremo il tuo risultato totale
- Puoi rifare il quiz per totalizzare il 100% di risposte corrette
- Puoi coinvolgere i tuoi amici condividendo il quiz
Ecco i nostri quiz di cinema e serie tv
Adesso ti presentiamo i tutti i nostri quiz su film e serie televisive, così puoi scegliere quelli che ti ispirano di più, partendo dal tuo preferito e poi puoi continuare a giocare facendo un quiz dopo l’altro, perchè sono sempre gratuiti e sempre disponibili online, solo sul nostro sito.
Quiz Disney: pensi di sapere tutto sui film classici Disney, sui personaggi buoni e cattivi, sulle principesse e sui principi? Qui troverai tutti i test Disney!
Se pensassimo oggi all’animazione avremo due grandi compagini:
il cinema d’animazione occidentale e quello orientale. Del primo immenso gruppo di registi, artisti e operatori dello spettacolo audiovisivo animato, ciò che più spicca è ovviamente la Disney. Oggi quest’imponente azienda gestisce non solo il disegno digitale, ma anche molto altro come i Marvel Studios, cinema live action tra i più redditizi in questi anni. Sebbene i primissimi esempi di cinema fossero molto più legati all’animazione che al live action,
il disegno sul grande schermo incominciò a essere veramente rilevante negli anni 30. In quella decade però Walter Disney non era una personalità c0sì dominatrice sul mercato, anzi, insieme a lui c’erano altrettanti importanti nomi come Walter Lantz e Paul Terry. Di questi artisti, chi è riuscito a resistere al tempo, a
imporsi come immagine imperialista nell’immaginario mondiale è solo uno: Walter Disney.
Scopriamo insieme come tutto ha avuto inizio.
Walter Disney nasce nel 1901, inizia a lavorare come disegnatore collaborando prima Ub Iwerks, suo storico collaboratore, poi con Walter Lantz. A soli 27 anni fonda la sua casa di produzione, il primo personaggio a diventare celebratissimo è proprio Mickey Mouse (Topolino), protagonista di ben 113 cortometraggi. Non fu solo il celebre Mickey a diventare popolare poiché nelle Silly Symphonies, una serie cinematografica di cortometraggi senza personaggi fissi, esordirono altri grandissimi creazioni animate come Paperino. La storia e l’immaginario, ancora oggi imprescindibili per ogni bambino che possa guardare cinema d’animazione in televisione, deriva tuttavia non dai cortometraggi ma dai lungometraggi. Tutte le maratone, le canzoni e i ricordi più resistenti del nostro vissuto, legato all’animazione Disney, provengono da quest’ultimo tipo di narrazione. Questa proposta audiovisiva esordisce nel 1937 con Biancaneve e i sette nani.
Fermiamoci su questo lungometraggio, poiché esso sarà il primo di 58 classici Disney. Il pubblico meno appassionato di cinema e di televisione, i cosiddetti casual watchers, difficilmente andranno a recuperare film del passato, eppure da bambini avranno visto molto probabilmente un film del 1937. Quest’ultimo è proprio Biancaneve e i sette nani, un’opera così solida e piena di archetipi che è sopravvissuta a tutto ciò che è arrivato successivamente. I modelli di mascolinità e femminilità cambiano lentamente ma evolvono, mentre l’opera prodotta da Walt Disney, quel primo lungometraggio resterà sempre imprigionato in quella struttura fiabesca potentissima quanto superata. Di questo parleremo nei prossimi paragrafi, di quanto la Disney quando eravamo piccoli ci avesse traumatizzato. Queste sensazioni di paura non sono solo dovute alla nostra età ma a delle immagini, a delle suggestioni che ancora oggi non hanno perso un minimo di quella crudeltà, di quella poesia visiva spesso malvagia.
Questo lungometraggio per Walter Disney fu una scommessa vinta, molti dei suoi collaboratori lo davano per pazzo, una persona disposta a spendere tutti quei soldi per un solo prodotto audiovisivo, quando con quell’investimento poteva fare decine di cortometraggi. In realtà le spese erano state stimate per 250000 dollari, una cifra folle che diventò una pazzia quando il budget richiesto arrivo a 1 milione e cinquecento mila dollari. Walter ipotecò la casa, investì ogni centesimo che aveva rischiando il fallimento ma ebbe ragione e il film fu un successo, qualcosa di mai visto. Come accennavamo nelle precedenti righe, gli ultimi film Disney non hanno più quell’indole maligna che viaggia per Biancaneve, arriva a Pinocchio e raggiunge Fantasia. I primi tre lungometraggi Disney sono un crescendo di visioni poco edulcorate che sfoceranno in Dumbo e Bambi. Questi primi cinque film Disney sono frutto anche del periodo storico terribile, della guerra e di un conflitto mondiale che raggiungeva lentamente anche L’America. Quell’ansia di esordire nella 2 guerra mondiale sembra aver influito su queste prima opere, molto più maligne dei prodotti Disney odierni.
1937 – 1942. Da Biancaneve a Bambi, i traumi Disney sono stranamente raccolti in questi cinque film. Di questa primissima fase parleremo brevemente solo di Biancaneve, la prima principessa Disney. Ci sono due macro aspetti da considerare quando un capolavoro del passato è superato concettualmente ma possiede ancora la stessa forza se è visto da un bambino oggigiorno. Il primo da considerare è quello della storia.
Sebbene oggi l’omicidio sia molto più sdoganato dell’epoca, Biancaneve e i Sette nani nei primi dieci minuti chiarisce quanto il cinema possa essere cruento. La regina cattiva , invidiosa della bellezza della protagonista, ordina l’assassinio di quest’ultima nella foresta. Come prova dell’omicidio, il cacciatore dovrà strappare dal petto il cuore della fanciulla pura di cuore e consegnarlo alla regina. Questo incipit è già molto adulto per un pubblico giovanissimo, inoltre il tentato assassinio non sarà eseguito con una freccia o un altro modo più distante, ma in modo brutale con un coltello alle spalle. Tutto questo semina nella mente del bambino delle suggestioni potentissime, coadiuvate da una messa in scena che nella Disney non esiste più da tantissimo tempo. La potenza delle immagini spaventose della foresta di notte, richiama le scenografie espressioniste degli anni venti, dove l’ambiente assume il ruolo di minaccia incombente.
I gufi, gli alberi, le foglie e i rami diventano potenziali assassini, tutto vuole uccidere Biancaneve. Nonostante sia un film del 1937 questo primo lungometraggio Disney ha perso pochissimo della sua visionarietà, inserendo dei simboli potenti che evocano segmenti religiosi. Il frutto avvelenato sarà proprio la mela, lo stesso che tentò Adamo ed Eva nell’eden. Avanguardia è anche questa. Pensare, ideare e produrre un film d’animazione che inventi un linguaggio totalmente nuovo nel panorama Mainstream. C’era già stato un lungometraggio d’animazione, El Apostol del 1917 di Quirino Cristiani, un regista argentino. Tutti però si ricordano di Biancaneve perché era qualcosa che non si era mai visto, sembrava una favola serena e candida come la sua protagonista, ma aveva anche delle sequenza terrificanti.
Se questo macro aspetto sottolinea perciò quanto l’opera prodotta da Disney era avanguardistica allora ed è potentissima anche oggi, non bisogna dimenticare tutto ciò che è stato totalmente superato. Oggi alcune rappresentazioni, caratterizzazioni, nel cinema d’animazione dei lungometraggi Disney fortunatamente non esistono più. Le righe che seguiranno andranno a evidenziare alcuni aspetti oggi anacronistici di Biancaneve e i sette nani. Biancaneve è una donna totalmente inerme in confronto alle minaccia che giunge da lei. Non si ribella mai alla regina nonostante la sua condizione ingiusta, perché pur essendo una principessa, svolge il ruolo di sguattera. Oltre ad essere totalmente un personaggio positivo che non può celare dentro di se un briciolo di egoismo o qualsiasi altra caratteristica discutibile, ella è salvata solo grazie al principe. All’uomo, senza di lui sarebbe rimasta al suo destino tra la vita e la morte. Anche il rapporto con i nani è molto interessante e rappresentativo di luoghi comuni ormai davvero fastidiosi. Quando entra per la prima volta nella casa dei minatori canterini, trova una dimora sporchissima e senza manutenzione domestica. Dopo aver fatto amicizia con i nani, ci viene fatto intendere che questi buffi personaggi non si lavano e non sanno cucinare. Biancaneve perciò è la “donna giusta” che stavano aspettando, la mano femminile dalla quale ci si aspetta che cucini, lavi, stiri e quant’altro. Oggi questa rappresentazione dei modelli di mascolinità e femminilità, condurrebbe l’eventuale prodotto a essere distrutto dalla critica per legittimi motivi. Per ultimo ho lasciato il principe azzurro. Lui nel film non esiste realmente, è solo un espediente per far mangiare la mela a Biancaneve, di conseguenza per farla morire e per salvarla nel finale. Non ha nessun tratto peculiare, è solo come ci si aspetta possa essere l’uomo dei sogni per la maggior parte delle donne etero.
Questo primo lungometraggio è indicativo di diverse tendenze che segneranno il percorso editoriale Disney. La prima più ovvia consiste nell’adattare favole e fiabe per bambini, edulcorando dove è possibile o cambiando alcune scelte narrative troppo adulte per un pubblico giovanissimo. La seconda fu quella di sfruttare il successo filmico per costruire un impero imprenditoriale che promuovesse dal prosciutto Armour Star Ham, ai vestiti a tema, finendo con l’aprire parchi divertimenti. In tal senso, l’azienda Disney è l’emblema dell’imperialismo americano. Un progetto che ancora oggi cerca di avere il monopolio dell’animazione e non solo, l’acquisizione del brand Star Wars o dei Marvel Studios, della Pixar e molto altro, determina un’ambizione mai svanita nel tempo. La stessa ambizione folle che nel 1937, portò nelle sale un film d’animazione rivoluzionario da 1 milione e cinquecento mila dollari.
Se dovessimo dividere la filmografia di lungometraggi Disney, la seconda fase è causata dalla morte di Walter Disney nel 1966. Dal 1967 al 1988 ci sono opere davvero meritevoli, ma la creatività è riposta in qualche sequenza e difficilmente in un intero prodotto. Gli Aristogatti o Robin Hood sono film ricordati e celebrati, ma non hanno minimamente avuto quell’impatto che segnò il novecento.
Nel 1989 questa fase d’instabilità audiovisiva finisce ed inizia il cosiddetto rinascimento Disney. La Sirenetta è il primo di una lunga serie di successi. Pur affermandosi una nuova creatività, nuovi sguardi sempre più importanti, questo primo film dal quale far partire la nuova fase dell’azienda non è per niente degna di elogi sotto alcuni aspetti. Pur essendo un film che arriva dopo tutta una serie di battaglie ideologiche e di rappresentazioni più inclusive nelle opere di finzione, La Sirenetta è un film totalmente in linea con un retaggio abbastanza retrogrado anche per l’89. La vera rivoluzione all’interno degli studios arriverà con un altro film che segnerà una generazione di cineasti, sempre più interessati al viaggio dell’eroina piuttosto che dell’eroe. Nel 1998 uscirà nei cinema Mulan, la vera rivoluzione femminista Disney che ancora oggi può essere un esempio di rapporti tra donne e uomini più adulto e meno fiabesco.
Analizziamo meglio questo lungometraggio.
La minaccia degli unni incombe sulla Cina e l’imperatore oltre a schierare le truppe, ordina un arruolamento obbligatorio per almeno un maschio a famiglia. Nonostante l’imperatore sia rappresentato come una persona saggia, come un personaggio totalmente positivo non ha il minimo scrupolo di portare in guerra i suoi cittadini. Questa scelta di scrittura non è vittima del periodo storico ma di diversi sguardi ai quali non importa più di tanto questa conseguenza. L’emendamento di arruolare i giovani soldati sarà anche un motivo di vanto, poiché avrà fatto nuovamente la scelta giusta, senza la quale l’armata cinese sarebbe stata sconfitta. Questo dettaglio che rende ai nostri occhi l’imperatore come un personaggio dalla morale discutibile non ci hanno riflettuto abbastanza, una scelta di scrittura poco ragionata. Nella famiglia della nostra protagonista Mulan, l’unico maschio è suo padre ma è debole e anziano, non può permettersi di partecipare a un altro conflitto. Sarà Mulan a fingersi suo figlio per non far andare il padre in guerra. Quello della protagonista è un puro viaggio dell’eroina poiché esso inizia dall’emancipazione, dal liberarsi delle regole del patriarcato che confinano Mulan in una vita che non le appartiene.
Nel film si parla spesso di onore familiare e posto nel mondo, tematiche che fanno risaltare ancora di più gli step intrapresi dal percorso del personaggio. Inoltre all’interno del lungometraggio, c’è una rappresentazione più completa dei modelli di mascolinità e femminilità. I comprimari soldati, ad esempio, per quanto stereotipizzati si prestano a travestirsi da donna e a godere di un nuovo lato della loro personalità. Il finale sarà la prova definitiva di una rivoluzione culturale femminista che cercava d’inserirsi sempre di più nell’intrattenimento. Nel finale quello stesso mondo maschile, patriarcale che l’aveva derisa e maltrattata, s’inchina a una donna. In quelle immagini è contenuto un rinascimento Disney impossibile sia nella prima fase, sia nella seconda. La Sirenetta sarà anche l’emblema di una grandissima creatività ma la vera rivoluzione è Mulan.
Questa terza fase continua su questa scia femminile potentissima che investe nelle eroine femminili piuttosto che nelle principesse fiabesche, difatti di alcuni passi falsi come Rapunzel ci siamo accorti tutti. Dal 1998 al 2019 penserete che il film più importante sia stato Frozen. Per certi versi con quell’opera è arrivata una nuova icona molto forte, tuttavia il film più interessante e figlio del suo tempo è Zootropolis. Un’utopia importantissima per le nuove generazioni che vedranno sul grande schermo nuovamente personaggi ben più caratterizzati di Elsa. Il viaggio Disney imperialista continua e tutti noi appassionati tra vent’anni saremo ancora qui a parlarne.
Sette romanzi da cui sono arrivate otto trasposizioni cinematografiche. Un successo planetario. Nonostante una qualità filmica altalenante, vedremo quando e perché, l’universo di Harry Potter ha saputo guadagnarsi un posto nella cultura pop come pochi altre opere del novecento, poiché la sua fama nasce prima come caso letterario nel 1997 e poi cinematografico nel 2001. Dove la lettura e le parole non riuscivano a concretizzare una fantasia visiva del lettore, ci ha pensato l’immagine sul grande schermo.
Nel 1999 il produttore David Heyman compra i diritti cinematografici dei primi quattro libri ed il progetto filmico inizia non senza qualche difficoltà. La Rowling esige un cast totalmente britannico, consentendo l’inserimento di attori irlandesi e qualche eccezione contestualizzata con la provenienza di alcuni personaggi. I registi presi in considerazione sono tantissimi: Spielberg rifiuta l’offerta, Terry Gilliam fortemente voluto dalla Rowling non piace alla Warner Bros ed infine si sceglie Chris Columbus. Un cineasta che non aveva quasi nessuna esperienza con il fantastico ne tanto meno con il fantasy, il film più vicino a questi generi era L’uomo bicentenario. Perché non scegliere Gilliam, il grandissimo autore che aveva diretto Brazil? Perché la linea editoriale scelta dalla produzione preferisce che s’indirizzi il mood dei film verso il cinema familiare rassicurante e senza spigoli. Gilliam perciò non è il cineasta adatto.
Tutto è deciso e finalmente nel 2001, dopo il casting e la sceneggiatura di Steven Kloves, esce nei cinema Harry Potter e la pietra filosofale. Diretto da Chris Columbus, distribuito da Warner Bros e prodotto da David Heyman. I protagonisti, il trio di maghi più famoso di tutti, non aveva quasi nessuna esperienza attoriale ma a quanto pare non è stato un problema. Ancora oggi i loro volti sono incredibilmente riconoscibili e riconducibili ai personaggi scritti dalla Rowling, mentre non siamo sicuri di come siano invecchiati i film a causa del continuo rinnovarsi del cinema.
A distanza di diciannove anni, com’è si presenta il primo capitolo della saga?
Scopriamolo insieme!
Harry Potter e la pietra filosofale
Il primo capitolo di una saga ha l’arduo compito d’introdurre la mitologia del racconto. Nel momento in cui la storia narra un universo fantastico dove ci sono licantropi, maghi, centauri e moltissimo altro dov’è il limite di tale mondo magico? Cosa esiste e invece no? Pur con un romanzo dietro la produzione cinematografica, inserire tutti quegli elementi fantastici potevano confondere gli spettatori, perciò si è optati per un compromesso davvero riuscito. Se da un lato del film si parla di maledizioni, vediamo centauri, unicorni, draghi e magie di ogni sorta, da un punto strutturale della narrazione ci sono opposizioni molto semplici.
C’è la famiglia Dursley antipatica e odiosa che si oppone a Harry, bambino orfano e innocente, non certo meritevole di tutto il disprezzo che riceve dai suoi genitori tutori e da suo cugino. Lo stesso trio di protagonisti, Harry, Ron e Hermione hanno dei connotati molto precisi che si rifanno a degli stereotipi conosciuti da tutti. Questo non è un difetto ma una scelta precisa di trovare una grandissima chiarezza nei personaggi, mentre la mitologia del film corre e rischia di essere troppo per il cinema generalista familiare. Harry è l’eroe, coraggioso e puro di cuore. Ron è la spalla dell’eroe, un buon amico. Infine Hermione è la studiosa, la saputella che corregge gli errori di Ron, il più goffo dei tre. Oltre al trio, gli stessi comprimari sono in questo film molto bidimensionali. Draco è il rivale del protagonista, perfido e spesso scaltro. L’emblema di questa narrazione netta che distingue molto facilmente il bene dal male, il cattivo dal buono, è forse nel personaggio più macchietta di tutti, ovvero Neville Paciok. Un vero e proprio comic relief che cammina.
Questo tipo di approccio al racconto è figlio proprio di una scelta editoriale che trova nel family movie il suo obiettivo, tuttavia questo prodotto audiovisivo sa anche essere molto altro. Oltre all’avventura degli eroi, è presente la meccanica del giallo che aleggia sull’intera storia dove l’elemento ambito, l’oggetto del potere è presente come spesso capita già nel titolo. La pietra filosofale, uno strumento che può far vivere in eterno. Chi la cerca? Voldemort, Piton? Dov’è nascosta? Tutte queste domande donano grandissimo ritmo alla narrazione che non vive solo dei momenti splendidi di amicizia fanciullesca, dove Columbus è bravissimo, ma anche di meccaniche insolite nel family movie. Non è un caso che a dirigere il film sia il cineasta di Mamma ho perso l’aereo e Mrs Doubtfire, film che all’interno della commedia nascondono altro. Harry Potter e la pietra filosofale sa essere anche un ottimo esempio di come mescolare i generi e trovare tutti i migliori collegamenti tra il film di formazione e il giallo, il tutto con un’ambientazione fantasy
Questo primo film che racconta il primo incontro con Hogwarts, gli insegnanti e il mondo magico, ricco di fascino ma anche oscuro e spaventoso, ha una notevole commistione tra meraviglia e orrore, osservati attraverso gli occhi di un bambino. La messa in scena di Columbus trova nei colori caldi e rassicuranti dell’aula magna, lo sguardo di quando si è bambini e ci si sorprende di tutto. In opposizione è anche fortissima la paura che un’undicenne può nutrire nei confronti di una foresta in piena notte. Tutto è raccontato e mostrato con grande speranza e facilità, mentre la complessità dell’animo, dello specchio delle brame ad esempio è in superficie. Non è ancora il momento di avere paura di Hogwarts. Esso è un luogo ricco di misteri e pericoli ma tutto si può risolvere per il meglio. Film dopo film e libro dopo libro, questa caratteristica svanirà poiché l’adolescenza porta dubbi e tormenti continui.
E il libro? Quest’ultimo presenta delle differenze ma è piuttosto fedele, mentre a volte nel film alcuni episodi subiscono delle semplificazioni. Ad esempio il professor Raptor è da subito mostrato con il turbante nel film e ci viene fatto intendere che ha già dentro di sé Voldemort ma la timeline è differente dal libro. Solo dopo il tentativo di furto alla gringott Raptor acquisisce dentro di sé il signore oscuro, non prima. Mentre nella locanda quando incontra Harry per la prima volta sappiamo già, una volta finito il film, che in quell’occasione aveva già Voldemort come parassita. Così come questa sequenza altre subiscono dei tagli ma sono semplici errori superflui o vie alternative alla materia d’origine, come l’incontro con Olivander e la scelta delle bacchette. Nel film Harry utilizza delle bacchette che funzionano, con cui lancia incantesimi ma sembrano essere incontrollabili, mentre nel libro con quelle bacchette lui non produce assolutamente niente, per questo motivo Olivander continua a trovare la bacchetta giusta. Nel film hanno voluto subito creare il sentimento del destino, del legame tra Harry e il signore oscuro e questo per esempio non è assolutamente un problema, semplicemente una scelta differente.
Tre nomination agli oscar, un grandissimo consenso dalla critica ed un incasso che promette un seguito che arriverà solo un anno dopo, nel 2002. Inutile fare congetture su come sarebbe stato se fosse stato diretto da Spielberg, Harry Potter e la pietra filosofale è un grandissimo esordio. La scelta della Warner Bros si rivelò vincente. Ci allontaniamo pian piano dal target più infantile, proseguendo con un capitolo più oscuro e meno rassicurante.
Harry Potter e la camera dei segreti
Questo secondo capitolo è molto affascinante, poiché cerca di replicare il modello precedente, scegliendo come target ancora una volta un pubblico giovanissimo. La storia e i suoi elementi orrorifici, tuttavia, urlano il contrario. In produzione è tutto esattamente come nel primo film della saga. Columbus alla regia, Steven Kloves alla sceneggiatura e come produttore David Heyman. Nonostante la riconferma della regia segua una linea editoriale ben precisa, la storia della Rowling cammina nel senso opposto. Nonostante l’happy ending molto enfatizzato e figlio di un cinema rassicurante come nel precedente capitolo, sono troppi gli elementi oscuri.
“Dica loro che Hogwarts non è più un luogo sicuro” proferisce Albus Silente. Neanche la saga avrà più quella serenità d’animo del primo capitolo. Con Harry Potter e la camera dei segreti nulla sarà più rincuorante come prima.
Il racconto inizia nuovamente con la classica opposizione netta e semplice della famiglia odiosa – orfano innocente. I Dursley e Harry non riescono a trovare un equilibrio ed il nostro protagonista ha paura di essere stato abbandonato dagli amici. Tutti questi sentimenti molto enfatizzati nel libro, trovano pochissima forza nel film e finiscono per essere risolti in qualche dialogo Dobby. Come sappiamo Ron, George e Fred salveranno Harry dai suoi zii con la macchina volante e lo porteranno a casa con loro. Questo frangente è molto importante poiché approfondisce come vive una famiglia di maghi. Come lavano, cuciono e così via. Tutto o quasi è intriso di magia. Questo episodio insieme ad altri concretizzano dettagli che potevamo solo immaginare, mentre ora ci sono mostrati.
Se il primo capitolo introduceva la mitologia, gli altri l’approfondiscono ed Harry Potter e la camera dei segreti procede benissimo su questa condotta narrativa. Oltre agli elementi più oscuri del film, questo secondo capitolo enfatizza molto il discorso sul classismo inglese e la discriminazione di razza che ne consegue. Queste due tematiche traggono la loro efficacia da due scontri. Il primo vede la famiglia Malfoy e quella Weasley, come si vestono, l’accento che utilizzano e come si pongono nei confronti del prossimo. È uno scontro di costume sociale e lotta di classe. Il secondo conflitto osserva la cosiddetta purezza. Draco e Lucius sono più volte sedotti dal loro bisogno di discriminare chi non è un puro sangue, chi non appartiene a una stirpe di maghi come Hermione.
Se da un punto di vista sociale e politico Harry Potter e la camera dei segreti è un film più adulto del precedente, poiché enfatizza tantissimo questi scontri in vari modi, dall’interpretazione alla scrittura. Da un punto di vista orrorifico conduce gli spettatori verso strade ancora più cruente composte di scritte di sangue, voci sanguinare che intimano di uccidere nella propria mente. Mentre tutti questi elementi gridano una messa in scena differente, l’aspetto visivo è ancora quello caldo e sicuro del primo capitolo, anche quando c’è il flashback di Tom Riddle questo è molto sbrigativo e il meno incisivo possibile.Nonostante ciò, molte sequenze risultano raggelanti come quando si scopre che Ginny è stata rapita dall’erede di Salazar Serpeverde, dal misterioso assassino che cinquant’anni prima aveva causato un omicidio. “Il suo scheletro giacerà per sempre nella camera dei segreti” ci sarà scritto su un corridoio di Hogwarts, mentre Ron e Harry guardano spaventati il terrificante avvenimento, il terribile presagio scritto col sangue.
Con una serie di twist inseriti benissimo nel racconto, questo film assomiglia più a un thriller che al cinema di cui vuole prender parte. Ci sono una serie vittime, un’indagine che mette in luce i pensieri oscuri del protagonista e incolpa un amico leale. Harry Potter e la camera dei segreti nella saga è il thriller, quel genere molto vicino all’horror per tensione e angoscia, ma ancora una volta dovremmo aspettare il terzo capitolo per una nuova idea di messa in scena.
Pur rimanendo un film molto fedele al libro, anche in questo caso i tagli e le differenze ci sono state. Quest’ultime spesso a fini dello spettacolo visivo come il duello tra Draco e Harry, molto più cruento nel film che nel libro dove si lanciano incantesimi di scarsa rilevanza. Oppure tutto il rocambolesco viaggio con la macchina volante dove Ron e Harry erano a un passo dal farsi investire dal treno, sequenza scritta appositamente per il film e non tratta dal romanzo. Altri tagli purtroppo vanno a restituire nuovamente un ritratto macchiettistico, come quello di Neville. Un personaggio che ha la sua unica funzione nel smorzare la tensione e farci ridere della sua goffaggine.
Questo secondo capitolo termina il viaggio fanciullesco del trio, quello segnato dallo sguardo sereno e speranzoso. Le successive sfide non conosceranno mai più un lieto fine come quello della camera dei segreti, dove ci si abbraccia e sorride in un mondo che non può permettere che il male trionfi.
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
Nella saga filmica questo terzo capitolo in analisi è davvero un film a sé. Non appartiene di certo ai primi due prodotti audiovisivi diretti da Columbus e pur avendo dettato alcuni canoni, replicati nei successivi capitoli, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban rimane isolato. Sarà perché è diretto da un autore che non veniva per nulla da quel cinema blockbuster generalista. Sarà perché uno stile visivo così vivo, pieno d’idee che coinvolgono messa in scena e narrazione non lo vedremo più nella saga.
Prima di addentrarci nel film, quali sono stati i cambiamenti più importanti?
La prima e più importante novità del terzo di film è Alfonso Cuaron come regista. Columbus aveva abbandonato il progetto per dei motivi personali, i quali erano legati all’allontanamento dalla famiglia per via di una produzione molto invasiva. I primi due capitoli della saga, difatti, avevano costretto il cineasta de Mamma ho perso l’aereo, a trascorrere molto tempo lontano dai suoi affetti. Parliamo rispettivamente di Harry Potter e la pietra filosofale (2oo1) ed Harry Potter e la camera dei segreti (2002). Due blockbuster diretti in un tempo che non ammetteva ritardi o distrazioni familiari.
Columbus perciò era fuori dal progetto per sua scelta. Uno dei registi ad essere chiamato per sostituirlo è Guillermo del Toro che rifiuta a causa di divergenze artistiche. Quest’ultimo aveva una visione molto più cupa della storia ed i primi due capitoli di Columbus, avevano settato un mood più rassicurante volto a un target giovanissimo. Questo impianto visivo che aveva piegato una storia con elementi orrorifici al cinema per tutta la famiglia, cercando una messa in scena con dei toni caldi e un punto macchina quasi mai disturbante, cessa di esistere con il terzo capitolo. Quando Cuaron per motivi finanziari accetta il progetto, riesce nel difficile compito di adattare la saga di Harry Potter al suo stile visivo. Inquadrature oblique, grandangoli, piani sequenza e una fotografia cupissima con dei neri molto accentuati. Tutto ciò che aveva evitato Columbus, Cuaron lo imbastisce.
La seconda novità che affianca la vivacità del regista messicano è data dal nuovo interprete di Silente, a causa della morte di Richard Harris. Sostituto da Michael Gambon, fin dai primissimi momenti capiamo che questa nuova versione di Silente è molto diversa. Cammina in modo diverso, meno composto e più irrequieto. Ha una voce molto più vibrante e incute quasi timore. Un’interpretazione semplicemente diversa e non migliore.
Nel 2004 esce Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, a due di distanza dal precedente.
Il racconto inizia con uno litigio familiare tra Harry e i Dursley che finisce con il giovane mago che scappa di casa e si dirige al paiolo magico. Durante il tragitto apprende che qualcuno è evaso per la prima volta dalla terribile prigione di Azkaban. Un assassino, un servitore di Voldemort, Sirius Black. Questo incipit proseguirà nell’approfondire le dinamiche familiari di Harry, i suoi genitori e chi quest’ultimi frequentavano, facendoci immaginare com’era la loro vita prima della loro tragica morte.
Se i precedenti film della saga avevano lavorato benissimo col genere, la narrazione di Cuaron non ha quell’approccio e sceglie di concentrarsi sulla tematica che lo interessa di più. Il tempo. Dallo scorrere delle stagioni enfatizzato dalle transizioni, a inquadrature che attraversano gli ingranaggi di un orologio, il cineasta di Gravity è più interessato a come i personaggi agiscono nella timeline che alla storia in sé, diretta comunque con grandissimo gusto. Pensiamo alla trasformazione di Lupin in licantropo, quel taglio di luce e quella carrellata ottica restituiscono un pericolo imminente perfetto. Una sequenza magistrale.
Anche in questo caso ci sono state differenze e tagli. È stata completamente trascurata la storia dei malandrini, un vero peccato. Una differenza interessante invece vede i dissennatori che oltre a far provare una sensazione di freddo, ghiacciano ciò che è intorno a loro.
Harry Potter e il calice di fuoco
Così come i precedenti capitoli della saga, anche Harry Potter e il prigioniero di Azkaban ebbe un ottimo incasso. È sempre bene specificarlo poiché questa è una serie di blockbuster che mira a un notevole successo commerciale. Pur detto ciò, nuovamente la regia non è confermata e Cuaron esce dal progetto, sostituito da Mike Newell. A differenza del precedente film, Harry Potter e il calice di fuoco (2005) non ha un’impronta molto forte come quella di Columbus o Cuaron ma cerca una commistione tra i due approcci. Ritorna una fotografia satura di colori caldi dove regna la spensieratezza in cui la commedia e il teen – movie di formazione, sono molto presenti.
Oltre a questo impianto derivativo dei primi due capitoli, la messa in scena del cineasta di Roma ha comunque impattato moltissimo. Quando difatti il dramma è nuovamente protagonista, pensiamo alla terza prova del labirinto o a tutto lo showdown finale, le tonalità più cupe tornano come nel terzo capitolo, ma con una fattura decisamente meno creativa. Complessivamente Harry Potter e il calice di fuoco è un film confezionato benissimo che però non possiede guizzi e sono spesso più le interpretazioni degli attori ad avere più presa sullo spettatore.
Nell’essere quasi un vero e proprio high school movie dove è centrale il rapporto con gli insegnanti, Malocchio Moody e Lupin sono la conferma, il film funziona benissimo. Oltre a questa caratteristica di questo sotto genere tipicamente americano, sono tutte molto efficaci le sequenze in cui vediamo le relazioni amicali del trio. Litigi e rappacificamenti, in cui iniziano o sono sempre più suggerite le relazioni future sentimentali: Ron e Hermione, Harry e Cho.
Tutto ciò che non interessava a Cuaron, in quest’ultimo film diventa importantissimo. È molto interessante, merito più del libro che del film, come tutti gli screzi amicali e sentimentali diventino irrilevanti nel finale, dove ci sarà la prima morte sofferta della saga, causata dall’oscuro signore. Questa figura sempre nell’ombra, mai realmente concreta, tangibile, trova una grandissima rappresentazione da Ralph Fiennes. Uno dei tanti bravissimi attori britannici che ricoprono ruoli cruciali nei film della saga. Lo vediamo per la prima volta, abbiamo un assaggio dei suoi poteri sempre raccontati dagli altri e mai mostrati nella loro completezza. Insieme a Lord Voldemort, compaiono anche delle figure sinistre che fanno presagire un esercito in agguato: i Mangiamorte, di cui scopriamo fare parte anche Lucius Malfoy, il padre di Draco. Anche questo dettaglio getta le basi per un complotto interno potentissimo e una confusione su chi sia leale all’0biettivo di sconfiggere Voldemort e chi no.
Harry Potter e il calice di fuoco è anche il primo film dove avvengono tantissimi tagli dal libro. Mancano completamente i primi capitoli a Privet drive, dove Harry si sveglia dopo il primo incubo mentre nel film si sveglia a casa dei Weasley. Oltre a ciò nel film non sono presenti Bill e Charlie, gli altri due fratelli di Ron.
Inoltre la caratterizzazione di Silente è sempre più lontana dai libri e dall’interpretazione di Richard Harris. Sia Gambon, sia la scrittura del personaggio, corrono nella direzione opposta, quella del nervosismo e dell’agitazione. Silente spesso urlerà in questo film, un azione che nei libri è davvero rara, per non dire assente. Oltre ai fratelli di Ron completamente dimenticati, anche Dobby non è stato inserito nel film, mentre Sirius ha solo una sequenza. Oltre a queste differenze ci sono tantissime situazioni completamente rimosse dal film, per via di una semplificazione estrema delle molte storyline nel libro. Una pratica che sarà seguita nei film seguenti a causa della lunghezza dei romanzi.
Harry Potter e L’ordine della fenice
Il romanzo più lungo della saga ed il prodotto audiovisivo più breve di tutti. Ancor di più che in passato è cambiato qualcosa. Lo sceneggiatore storico di tutti e 4 i blockbuster precedenti, Steve Kloves, aveva lasciato le redini della scrittura a Michael Goldenberg. Quest’ultimo, ritrovandosi con l’opera potteriana della Rowling più massiccia, era costretto non solo a tagliare tantissime parti importanti, ma a semplificare concetti ben più complessi. La fedeltà al romanzo purtroppo non sarà più importante. Anche la regia cambia nuovamente, ma per l’ultima volta. David Yates sarà a dirigere tutti i prossimi film della saga e come vedremo, ad eccezione per alcune sequenze non si dimostrerà all’altezza di Columbus e Cuaron, ma molto più vicino a Mike Newell per uno sguardo meno peculiare.
Uscito nel 2007, Harry Potter e l’ordine della fenice racconta della solitudine di Harry come nessun altro film. Il fardello del prescelto, di colui che è braccato dal mago forse più potente di tutti. L’equilibrio psicologico del nostro protagonista non era ancora mai stato così fragile. Dopo un’udienza per aver praticato magia in presenza di un babbano, Harry si trasferisce a casa di Sirius dove conosce l’ordine della fenice, la squadra di maghi che fronteggiano Voldemort da prima che Harry nascesse. Legami familiari, figure genitoriali e moltissimo altro per un film più psicologico che politico come voleva essere.
Proprio a causa della lunghezza del romanzo, delle molte storyline lo sceneggiatore ignora il mistero dietro certi avvenimenti, non crea il giallo dietro la profezia che lega Harry e Voldemort. Questa scelta di fare un capitolo in apparenza molto superficiale è solo la conseguenza della paura di fare un prodotto audiovisivo che fosse confusionario. La Warner Bros esigeva un certo tipo di durata che consentiva l’approfondimento di pochi concetti. Quest’ultimi sono sostanzialmente due: la connessione empatica mentale tra l’oscuro signore e il nostro protagonista e i rapporti amicali/familiari di Harry. Nonostante tutte le critiche rivolte al film, questi due elementi di narrazione funzionano benissimo e raggiungono entrambe un climax finale non indifferente. L’ultimo scontro, difatti, oltre a unire tutti i concetti rilevanti illustrati durante il film, assume la peculiarità dominante di dell’intero prodotto audiovisivo: la solitudine apparente e come contrastarla. Harry Potter e l’ordine della fenice è un capitolo molto poco amato, ma ciò che imbastisce è molto efficace e termina con il miglior showdown finale migliore fino ad ora e forse dell’intera saga.
Harry Potter e il principe mezzosangue
Il cliffhanger che ormai tutti conoscono, anche chi non ha mai visto la saga di Harry Potter o letto i romanzi. Sebbene abbia quel finale in teoria potentissimo, una storia che esplora l’umanità di Lord Voldemort e i tormenti sentimentali dei protagonisti, il sesto appuntamento della saga filmica è il più debole. Non tutte le trasposizioni compiono un ottimo lavoro, alcuni tagli eccessivi o semplificazioni estreme possono rovinare l’esperienza dell’appassionato, del lettore che già conosce cosa accadrà alla torre di astronomia. Chi morirà, chi tradirà e chi non ha la malvagità di eseguire un atto forse imperdonabile.
Quando invece non trovi il consenso neanche nel pubblico generalista ci sono dei problemi. L’opinione comune vede questo prodotto audiovisivo molto disequilibrato, diviso tra romanticismo e pianificazioni nell’ombra di terribili eventi.
Dopo l’assenza dal quinto film, Steve Kloves torna alla sceneggiatura e David Yates si riconferma regista. A due anni dal precedente capitolo, nel 2009 esce nei cinema Harry Potter e il principe mezzosangue, uno dei romanzi più apprezzati e paradossalmente il film meno riuscito di tutti. Per diversi motivi. Il primo risiede nella messa in scena che sceglie una fotografia dai colori spenti, come se il cammino dei Mangiamorte e di Voldemort togliesse la felicità e portasse miseria. In teoria questa dinamica è presente nel film ed è efficace, poiché rivedere dei luoghi come Diagon Alley o la stessa Hogwarts completamente pervasa da un’aura di desolazione è molto forte.
Anche Harry Potter e il prigioniero di Azkaban sceglieva una gamma cromatica precisa e proseguiva permeando con quest’ultima ogni inquadratura, tuttavia Cuaron era molto più attento alla composizione dell’inquadratura, ai guizzi registici che poteva inserire. Nel film in analisi non c’è niente di tutto questo. Solo una precisa scelta visivo espressiva che se non sostenuta da altro risulta superflua, oltre a sminuire eventi realmente gioiosi come l’appuntamento con il Qudditch. Nonostante le bellissime musiche affermano l’euforia e la felicità di quell’evento, la messa in scena corre nel senso opposto, creando un contrasto fastidioso.
ltre al non inserire tantissimi eventi importanti nel film come tutti i ricordi di Voldemort del pensatoio, la battaglia finale a Hogwarts e molto altro, Harry Potter e il principe mezzosangue compie un errore che non era mai stato commesso nella saga. Enfatizzare sequenze di un genere cinematografico in una storia che non ne sentiva il bisogno. Quasi ogni capitolo della saga porta con sé elementi di generi precisi, trovando una commistione tra avventura e un ulteriore modello di racconto. Nella camera dei segreti sono presenti elementi del thriller, nella pietra filosofale il giallo legato all’oggetto del mistero, nell’ordine della fenice il thriller psicologico, nel calice di fuoco l’high school movie e cosi via. Nel film in analisi si sceglie la commedia romantica, un genere cinematografico che non aveva nessuna connessione con una storia drammatica e dalla messa in scena così tetra.
Tutto ciò non significa che Harry Potter e il principe mezzosangue sia totalmente incapace di costruire sequenze molto buone, la caccia all’horcrux è davvero ben fatta, tuttavia sono casi isolati in un film che sbaglia tantissimo. Rimuove avvenimenti dal libro e ne aggiunge di inutili, sprecando budget e tempo per sequenze che meritavano di essere trasposte.
Harry Potter i Doni della morte Parte 1
La fine del viaggio ha inizio. Il ministero della magia è controllato dagli sgherri di Voldemort, tutti i luoghi un tempo sicuri ora non lo sono più. Il trio dei nostri protagonisti dovrà affrontare la caccia agli horcrux, i frammenti di anima del signore oscuro. Questa prima parte della trasposizione dell’ultimo libro sarà tutta incentrata sulle forze e debolezze del trio, i dissapori, le gelosie e i non detti saranno proferiti.
L’operazione di divisione in due parti era già stata presa in considerazione per Harry Potter e il calice di fuoco ma poi la scelta ricadde per un’unica trasposizione, mentre per non tralasciare molto, Harry Potter e i Doni della morte (2010) sceglie questa via con tutti i rischi del caso. Il primo è quello di non riuscire a trovare un finale degno di questo film poiché nel libro questa difficoltà non si presenta minimamente, tuttavia il prodotto audiovisivo si conclude con un finale ben scritto. Una morte sofferta, uno scontro a precederla e una pericolosa minaccia che si avvicina.
Mentre il precedente capitolo optava per un genere cinematografico completamente fuori luogo rispetto alla storia, quest’ultimo film di Yates invece adotta la scelta migliore: il road movie. Ci sono le tappe con i vari segreti ad aspettarli, gli incontri gradevoli e sgradevoli ma soprattutto un buon ritmo che sceglie i momenti di tranquillità e tensione molto bene. Riguardo proprio le sequenze d’azione purtroppo Yates non ha una grande abilità e spesso il montaggio ipercinetico finisce per essere più confusionario che funzionale all’avvenimento. Un esempio tutto ciò è la cattura del trio a causa dei ghermidori.
Così come nel trio di amici più famoso della storia del cinema, ossia Jules e Jim di François Truffaut, anche i nostri protagonisti subiscono l’influenza della gelosia e dell’invidia verso l’altro. Tutto ciò anche a causa del potere oscuro del medaglione, quest’ultimo difatti esattamente l’anello del potere di Tolkeniana memoria racchiude tutti i sentimenti più negativi e corrompe chi lo indossa. Anche la persona più gentile.
A causa dei tantissimi momenti non mostrati nei film per ovvie ragioni, alcuni plot twist, come Grinderwald che ha la bacchetta di sambuco, risultano deludenti e non offrono al pubblico generalista l’effetto reale di quella scoperta. Sebbene sia migliore di Harry Potter e il principe mezzosangue, questo penultimo capitolo finisce per essere un prodotto ben gestito ma che sembra non avere mai uno sguardo curioso e interessato. Tra tutti i film diretti da Yates nel corso della saga, il migliore resta L’ordine della fenice per la sua solidità nell’affrontare quel poco, con efficacia. Mentre ci si avvicina al gran finale è importante sottolineare come anche questa volta l’incasso sia stato molto buono, classificando Harry Potter e i Doni della morte parte 1 come il terzo film più redditizio della saga.
Nonostante la divisione in due parti, anche questa trasposizione soffre di alcuni tagli, come l’ultimo saluto a Dudley, sequenza diretta ma non inclusa nella versione definitiva del film. Anche la storia di Kreacher e Regulus Black non è raccontata insieme a tanti altri avvenimenti. Anche in questo caso non è solo una questione di trasposizione fedele o meno ma tutto ciò che concerne la messa in scena, fin troppo canonica in quello che fa. I tempi di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban sono più lontani che mai.
Harry Potter e i Doni della morte Parte 2
Otto film, sette libri. Cominciando come avevamo iniziato la saga di Harry Potter al contrario di molte altre come Matrix e The lord of the rings, non ha creato un nuovo linguaggio, un nuovo modo di far cinema. Nonostante questo è una serie di film che dovevamo vedere anche solo per visionare una storia davvero epica che fa dei percorsi narrativi, il suo punto di forza. Harry Potter e i doni della morte parte 2 conclude gli archi dei personaggi, inserendo anche in quest’ultimo capitolo delle rivelazioni molto importanti che sconvolgeranno non poco il pensiero dello spettatore. Uscito a un anno di distanza dal precedente film, il prodotto audiovisivo in analisi nel 2011 arriva finalmente nei cinema, portando al compimento il cosiddetto viaggio dell’eroe.
Questa processo di scrittura ed evoluzione in Harry è abbastanza canonico, possiamo benissimo dirlo. Abbiamo un ragazzo emarginato che non ha amici, orfano e in balia di una famiglia adottiva che lo detesta. Da subito proviamo empatia per il personaggio poiché è una vittima. Durante la crescita e le avventure a Hogwarts scopriamo il suo lato oscuro ma Harry è pur sempre un buono che grazie al coraggio, al sacrificio e a una grande determinazione, porterà a termine il suo compito. Nonostante i film non siano spesso ben riusciti o sono semplicemente mediocri, possiamo osservare come la storia sia talmente potente da farci dimenticare di tutti i problemi di sceneggiatura, di una fattura visiva altalenante. Questo è sicuramente merito della Rowling.
Merito di Columbus come abbiamo visto è stato quello di impostare visivamente il mondo magico insieme a tutti i reparti più importanti, come quello della scenografia ad esempio. La grande riuscita dei primi film e quella più debole degli ultimi è data anche da una mole di avvenimenti sempre più importanti che non potevano trovare spazio all’interno di un blockbuster. Un prodotto audiovisivo che ha come prima priorità l’intrattenimento, mai mal riuscito nella saga di Harry Potter la quale si è contraddistinta anche per questa caratteristica lodevole. Tutto ciò è da attribuire anche allo sceneggiatore Steve Kloves che ha scritto tutti i film di Harry Potter tranne l’ordine della fenice.
Nonostante tutte le critiche che abbiamo posto nei confronti del suo lavoro, non dobbiamo dimenticarci come questo tipo di cinema a grandissimo budget, sia poco accomodante nei confronti dei creativi. Un caso emblematico di questo rapporto nella saga del giovane mago è avvenuta nella lavorazione del quinto film. La durata del prodotto audiovisivo comprendeva un minutaggio che superava le tre ore, ma la produzione dovette insistere per ridurre tantissimo il film. Questa scelta è da attribuire probabilmente a una durata più facile da gestire, per quanto concerne un cinema che deve intrattenere ed un film con un minutaggio così imponente, sarebbe difficile da gestire.
Nello specifico, Harry Potter e i Doni della morte parte 2 non si discosta assolutamente dal precedente capitolo, riproponendo l’avventura classica in tre atti. Al contrario dei libri, un’altra componente che perde moltissimo all’interno della saga, non importa quale film, è la situazione sentimentale dei personaggi. Nei film ad esempio la coppia Harry – Ginny non funziona mai, le loro interazioni sono spesso forzate e recitate male, specialmente nel sesto capitolo. Anche il rapporto tra Ron ed Hermione che è molto meno dimenticabile non ha una grandissima forza, tuttavia quel finale a King’s Cross riesce a ottenere moltissimo da veramente poco. Merito sopratutto delle musiche splendide di John Williams e degli attori perfettamente calati nei personaggi.
Oltre a Harry, tutti gli altri personaggi hanno avuto un percorso narrativo importante, certamente nella saga questi cambiamenti sono molto netti e poco fluidi. Neville, in particolar modo, da essere un comic relief diventa un personaggio meno macchietta e finisce per avere un ruolo importantissimo. Essendo inoltre il capitolo conclusivo, ci sono moltissimi momenti che richiamano gli altri film, rivediamo la camera dei segreti, rivediamo il trio di fronte a quello che sembra un troll. Così come il precedente film, anche quest’ultimo riserva un’importanza cruciale al trio dei maghi, non è un caso se sono il soggetto dell’ultima inquadratura.
A distanza di quasi dieci anni dalla fine della saga, i film che narrano le avventure del mondo magico di Harry sono ancora protagoniste di maratone e difficilmente smetteranno di essere amate. Questo innamoramento infinito verso questi personaggi, ha anche portato diverse difficoltà agli attori, intrappolati in quei costumi. Questo processo d’identificazione chiamato type casting ha per esempio colpito molto Daniel Radcliffe, l’interprete di Harry Potter. Anche Rupert Grint non ha avuto una grande carriera dopo la saga, mentre la più talentuosa dei tre come già si poteva notate nei film continua il suo percorso attoriale senza grandi intoppi. Parlo di Emma Watson, l’interprete di Hermione. Da Little Women di Greta Gerwig a La bella e la bestia di Bill Condon. Una carriera decisamente in ascesa.
Ritornando a Harry Potter e i doni della morte, l’opera ha un notevole incasso classificandosi come il film più redditizio della saga. Durante questa lunga analisi nonostante i difetti evidenti di alcuni prodotti audiovisivi, il mondo intorno ai film è così ricco di mistero e fascino che non importa quante volte lo rivediamo. Questo fatto unito a una serie di film che hanno saputo inserire diversi generi all’interno di essi, dall’high school movie al thriller psicologico permette di avere una saga non focalizzata su un’unica rotta. Forse ma risulta difficile crederlo, ci sono molti adolescenti che non hanno mai visto la saga di Harry Potter. Ebbene, fatevi un favore e recuperate una grandissima avventura!
Ecco alcune curiosità sul magico mondo di Harry Potter:
Bacchetta Magica
È la bacchetta magica a scegliere il proprio mago. Da questo elemento di scrittura della Rowling, questo strumento non è solo un accessorio e neanche un semplice oggetto del potere, ma un compagno indispensabile per ogni mago. Difatti nonostante ogni bacchetta può essere adoperata da un mago, specialmente se potente, l’effetto della bacchetta è dato dalla sinergia tra mago e bacchetta.
Animagus
Un mago che può trasformarsi in animale, ha il libero arbitrio e ricorda la sua identità da umano, pur se trascorre più di un decennio trasformato. L’esempio emblematico è Peter Minus.
Gli incantesimi
Come in ogni storia di maghi che si rispetti, gli incantesimi sono un azione importante per definire il valore di uno stregone. Nel mondo di Harry Potter sono cruciali nel portare a compimento la trama, poiché senza un determinato incantesimo non si accede al proprio obiettivo.
Incantesimo Expecto Patronum
Incantesimo contro i Dissennatori insegnato a Harry da Lupin. Consiste nel pensare a un ricordo felice intenso e trasformarlo in puro bagliore luminoso, in modo da far nutrire il Dissennatore di quel ricordo felice isolato e non della tua anima.
Molliccio
Introdotto per la prima volta in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban è una creatura magica che si nutre della paura del suo nemico, difatti cambia qualsiasi forma a seconda del suo avversario. Nessuno conosce il suo aspetto originale quando è solo. L’incantesimo contro questo nemico è Riddikilus, scatenato da un pensiero che ridicolizza la propria paura.
Qudditch
Lo sport più celebre del mondo magico. Si sfidano due squadre da sette giocatori e vince chi totalizza più punti. Le palle incantate utilizzate sono quattro: la pluffa, i due bolidi e il boccino d’oro. Come in altri sport reali, anche i vari giocatori di Qudditch hanno dei ruoli e possono essere quattro. Il cacciatore, portiere, i battitori e il cercatore.
Casate
Le casate si dividono in quattro e sono state create dai fondatori di Hogwarts. Corinna Corvonero, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso, Godric Grifondoro. Ognuna delle case ha le proprie caratteristiche. Coraggio e nobiltà d’animo appartengono a Grifondoro, saggezza e individualità a Corvonero, Pazienza e gentilezza a Tassorosso, ambizione e determinazione a Serpeverde. Per distinguere meglio ogni casata dall’altro, ognuna di queste ha un animale guida, un ulteriore dettaglio consolida le differenze. Grifondoro è simboleggiato da un leone che incarna quei valori prima citati, mentre Corvonero è rappresentato da un aquila. Serpeverde da un serpente come suggerisce il nome stesso e Tassorosso da un tasso.
Mangiamorte
Sono coloro che hanno il marchio nero, simbolo di fedeltà verso Lord Voldemort. Sono nominati per la prima volta nel terzo libro e mostrati nel quarto film della saga. Dal quinto film in poi diventeranno molto importanti e saranno l’arma dell’oscuro signore per portare distruzione nel modo più veloce possibile.
I Personaggi
Senza alcuni dei personaggi fantastici ideati dagli autori questa saga non avrebbe mai avuto il successo immenso che ha ottenuto. Tutti questi personaggi inizialmente sono derivativi da archetipi classici della struttura delle storie fantasy e sono entrati nei cuori di tutti gli appasionati.
Gli amici di Harry
I personaggi secondari di Harry Potter sono importanti quanto i primari, in particolare gli amici di Harry lo accompagnando lungo il corso delle sue avventure. Con il test sui suoi amici rivivrai questi importanti legami di Harry e ti metterai alla prova sulla tua conoscenza della saga cinematografica.
Harry
Harry, essendo il protagonista, appartiene a colui che affronta il viaggio dell’eroe. Questo cammino lo vedrà attraversare diverse tappe, dove affronterà perdite considerevoli, dove conquisterà un traguardo per perderne un altro ma essendo un eroe, un personaggio positivo, trionferà
Draco Malfoy
Harry, essendo il protagonista, appartiene a colui che affronta il viaggio dell’eroe. Questo cammino lo vedrà attraversare diverse tappe, dove affronterà perdite considerevoli, dove conquisterà un traguardo per perderne un altro ma essendo un eroe, un personaggio positivo, trionferà
Maghi e Babbani
Questi sono due tipi di personaggi agli antipodi e se hai visto la saga di Harry Potter saprai di quante e quali differenze ci siano tra Maghi e Babbani. Queste due specie di personaggi vivono in due realtà molto distanti ma nonostante ciò ci sono dei punti di contatto e facendo il test scoprirai quanto conosci i Maghi e i babbani.
I Professori
Nell’high school movie, un genere prettamente americano che racchiude dentro sé tantissime sfumature, dal musical alla commedia, è diventato per esigenze narrative similari anche quello della saga di Harry Potter. Lezioni, studenti e specialmente professori, il rapporto con quest’ultimi e così via.
I libri di Harry Potter
Come spesso succede, un grandissimo successo nasce da tantissime sconfitte. Così come diverse opere oggi elogiate e in passato vittime di un insuccesso, anche il primo romanzo della saga di Harry Potter non trovò subito una casa editrice che potesse pubblicarlo.